Da 210 anni Crespi lega la sua storia alle fibre naturali. Agli inizi fu cotone, poi venne il lino che ora in esclusiva l'azienda lavora utilizzando quello coltivato biologicamente, a impatto zero. «Diversi sono i motivi per cui ci si avvicina al biologico, sottolinea l'amministratore delegato, Francesca Crespi, c'è chi pensa a un modo per rispettare la natura rifiutando metodi di produzione invasivi, chi è attento all'aspetto equo e solidale che contraddistingue il nostro rapporto con i produttori, chi preferisce indossare tessuti biologici perché ha sperimentato sulla sua pelle quanto la chimica possa essere dannosa».
Oggi lo stabilimento si estende su 58 mila metri quadrati, qui lavorano 170 dipendenti e si producono 3 milioni e mezzo di metri lineari di tessuto all'anno. La società vanta collaborazioni con le più prestigiose maison di moda. L'esportazione ha superato i due terzi dei 26 milioni di euro di fatturato registrati nel 2006 e riguarda soprattutto Francia, Germania, Usa e Giappone.
L'azienda in 210 anni ha fatto fronte a guerre, crisi economiche e ora è alle prese con il pericolo cinese. «Siamo ottimisti, afferma Francesca Crespi, supereremo anche questa difficoltà anticipando le tendenze, puntando su prodotti innovativi e di qualità. Ogni anno investiamo in ricerca il 5% del fatturato. Ora stiamo pensando a un tessuto di lino che non si stropiccia molto e si stira agevolmente. Non solo, proponiamo tessuti in fibre alternative come la canapa e il bambù, e stiamo sperimentando persino i filati di ginestra».
Estratto da CorrierEconomia del 29/01/07 a cura di Pambianconews