«Il mio sogno è fare un polo del lusso moderno». Renzo Rosso (nella foto) si è stufato di mettersi addosso solo jeans e coltiva sempre più intensamente quest'ambizioso piano. Il patron di Diesel vuole diventare il Pinault e l'Arnault italiano. Passare dal denim al lusso non è un compito facile neanche per un imprenditore come Rosso che è riuscito a fare di Diesel un'azienda da oltre un miliardo di ricavi. Lo è ancor meno se lo si vuol fare con marchi di abiti molto costosi ma ancora poco noti. Intanto di liquidità necessaria per fare una massiccia campagna acquisti Rosso ne ha in abbondanza. E lo shopping sta diventando intenso. Risale a qualche giorno fa l'acquisto di una giovane promessa dello stilismo internazionale, la greca Sophia Kokosalaki, a cui a breve, secondo voci di mercato, seguirà un'altra acquisizione, quella del duo olandese Viktor and Rolf. Operazioni che seguono quella del marchio di Martin Margiela, fatta negli anni scorsi. Tutti nomi conosciuti da chi è abituato a frequentare le boutique più esclusive, ma non dall´abituale clientela dei negozi Diesel.
Rosso ha cominciato a percorrere, già da qualche anno, la strada verso l'empireo del lusso, preparando il terreno per quello che vorrebbe che il suo gruppo diventasse tra qualche anno. Terreno percorribile solo dai coraggiosi come il nome della holding di casa, Only the Brave, lascia intendere. In effetti dopo gli anni dove era di moda fare i cosiddetti conglomerati del lusso, oggi come oggi, le aziende più che comprare i marchi, li vendono. D'altra parte Il gruppo di Molvena, in provincia di Vicenza, non può continuare a registrare i ritmi di crescita degli scorsi anni solo con la moda casual e il jeans. Tant'è che Diesel per la prima volta da anni, nel 2006 ha registrato una battuta d'arresto nei ricavi, con un aumento non più a due cifre, ma ad una (si stima un +5% sul 2005). La concorrenza è sempre più spietata e numerosa e la gente ha riempito gli armadi di jeans e magliette.
La strategia di Rosso è quella di far diventare anche Diesel un marchio del lusso, posizionandolo nell'immagine e nel prezzo, alla stregua delle seconde linee degli stilisti, come se fosse un D&G o un Just Cavalli, tanto per intendersi. Una parte della collezione continuerà ad essere basic e più accessibile nel prezzo, come zoccolo duro delle vendite e un'altra, quella che sfila a New York, sempre più all'altezza delle boutique e dei department store internazionali del lusso.
Ma come sono i marchi che faranno parte del suo polo del lusso? «Non comprerò mai dei nomi consacrati dall'establishment della moda con una clientela diversa da quella che ho sempre frequentato e con cui nasco lavorativamente» conclude.
Estratto da Affari & Finanza del 22/01/07 a cura di Pambianconews