LelliKelly top spender davanti a Brums, Primigi, Naturino e Chicco. E' quanto emerge da un'analisi curata da Pambianco strategie di Impresa sugli investimenti pubblicitari del settore bimbo sui principali media della carta stampata. Va sottolineato che tre brand su cinque sono principalmente produttori di calzature. La ricerca peraltro rivela che nel 2006 la spesa in advertising per abbigliamento e calzature per bambino ha conosciuto una significativa contrazione, passando dai 15,742 milioni dello scorso anno a 14,578 di quest'anno: un calo secco di 1,1 milioni, pari al 7,4%.
Questo detto media però fra il quadro ancor più negativo che emerge confrontando solo la spesa dei 75 marchi che hanno investito in advertising sia nel 2005 sia nel 2006 (in questo caso il calo è del 14,1%) e il fatto che le società che si sono affacciate per la prima volta sul mercato della pubblicità per bambino sono più di quelle che hanno smesso: 41 new entry contro 23 società che non hanno ritenuto di proseguire anche quest'anno nella promozione delle proprie collezioni.
´Ciò significa', ritengono da Pambianco, ´che molte aziende iniziano a fare pubblicità sul loro marchio perché ritengono che questa sia la strada obbligata per emergere nel mercato. Nello stesso tempo però molte aziende smettono di fare pubblicità dimostrando di non avere la costanza necessaria per proseguire la strada intrapresa.
Considerando poi i primi 20 marchi per spesa pubblicitaria sostenuta, il cui investimento complessivo è pari al 66% del totale, il calo è ancora più marcato: sono scesi da 9,8 a 8,1 milioni, con una caduta del 17,1%. ´Questa situazione', ritengono gli estensori della ricerca, ´evidenzia una politica di forte contenimento degli investimenti pubblicitari a seguito della situazione poco brillante delle aziende del settore'.
Il settore bambino peraltro resta il fanalino di coda in tema di pubblicità fra tutti i settori della moda e del lusso: mentre sportswear, donna, calzature coprono rispettivamente il 16,5, il 14,9 e il 12,6% del mercato pubblicitario, il bambino vale solo il 3,1%.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 19/01/07 a cura di Pambianconews