«Rilanciare Bally è stato difficile e facile allo stesso tempo: il marchio è nato nel 1851, abbiamo un archivio di modelli e prodotti che nessun altra aziende del nostro settore può vantare e siamo presenti in tutto il mondo. Da questi asset siamo partiti per mettere ordine nella parte gestionale, di organizzazione della produzione e di immagine. E in meno ai cinque anni abbiamo riportato l'azienda all'utile, riuscendo allo stesso tempo a far crescere i ricavi a due cifre». Marco Franchini, dal 2002 Ceo della svizzera Bally, azienda di calzature e accessori in pelle, è a Milano per la presentazione della collezione uomo per il prossimo inverno e spiega così la sua ultima avventura nel mondo della moda e del lusso, in cui lavora da oltre 20 anni.
«Nel 2004 il fatturato era di 250 milioni di franchi, nel 2006 siamo passati a 350 (oltre 260 milioni di euro) e l'ebitda cresce a due cifre da tre anni, spiega Franchini. Direi che la prima fase del rilancio è conclusa, ora passiamo alla seconda, che riguarda soprattutto l'immagine e il posizionamento: vorremmo essere percepiti sempre di più come un brand del lusso».
Bally ha oggi 275 negozi monomarca nel mondo (75 dei quali gestiti direttamente) ed è presente in una selezionata rete di multimarca di alto livello. «Negli Stati Uniti abbiamo rinnovato i negozi di Madison Avenue, a New York, Los Angeles, Boston e Las Vegas, dice Franchini. Le vendite per sono aumentate e c'è stato un ritorno di immagine: il nuovo concept contiene i due elementi dell'anima Bally. L'arredamento si richiama alla tradizione e tra i prodotti ci sono sia i nostri long seller sia le nuove collezioni. Vogliamo essere moderni, non alla moda».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 18/01/07 a cura di Pambianconews