Il gruppo Ermenegildo Zegna ha avuto via libera dagli azionisti alla riorganizzazione e alla nuova governance. I soci, 14, tutti di famiglia: tre della terza generazione, otto della quarta (quella di Paolo e Gildo) e altri tre della quinta (i giovani che cominciano ad affacciarsi in azienda). Angelo Zegna, il presidente che per oltre 50 anni, con il fratello Aldo, ha guidato l'azienda è stato nominato presidente onorario, sostituito dal nipote, Paolo Zegna (che per ora mantiene le deleghe sui mercati asiatici e il comparto tessile), mentre il figlio Gildo resta l'unico amministratore delegato.
L'obiettivo è rendere il gruppo più agile ed efficiente, «spostando il baricentro dalla produzione al cliente. Questo è il grande cambiamento culturale per noi indispensabile», dice Gildo Zegna. E spiega: «Siamo nati come industria tessile, ci siamo focalizzati sul prodotto, anche trasferendo all'estero una parte della produzione ma sempre in stabilimenti nostri. Ormai solo il 15% del fatturato è in Italia, vendiamo in 60 mercati diversi e il 50% dei nostri ricavi viene dal retail. Questo, aggiunge, vuol dire che oggi ci vogliono risposte rapide, molta ricerca, la capacità di misurare sempre meglio il grado di soddisfazione dei clienti e le richieste dei mercati, che sono eterogenei, non tutti uguali».
La nuova organizzazione si fonda su sette pilastri, ciascuno affidato a un top manager (il cda ha approvato anche un piano di incentivazione per i senior manager, legato agli incrementi di valore e di redditività). Il primo pilastro è il brand, anzi i diversi brand del gruppo (compreso Agnona). Ciascuno sarà gestito in maniera autonoma, con un suo bilancio, «come fosse un'azienda vera e propria» dice Gildo Zegna. Poi c'è il marketing e merchandising, cioè il prodotto giusto nel momento giusto («i mercati dovranno essere quelli che guidano le scelte»); poi ancora la supply chain, i mercati, il tessile (che resta autonomo), le alleanze strategiche (la divisione che segue tutto il mondo non Zegna), e infine i servizi di gruppo.
Ma le novità per l'azienda, che chiuderà l'anno con una crescita dei ricavi intorno al 10% (nel 2005 il fatturato era stato di 712,7 milioni), non finiscono qui. Per i negozi è pronto un nuovo progetto, affidato all'architetto Peter Marino: i primi due interventi saranno a New York e a Milano. «Siamo ancora molto connotati per l'abbigliamento, spiega l'a.d., e poco per gli accessori. Con i nuovi negozi vogliamo dare un'immagine più equilibrata del mix di prodotto».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 16/12/2006 a cura di Pambianconews