«Dopo sette anni di monopolio delle grandi griffe la moda sta prendendo un'altra direzione. Soprattutto i clienti hanno capito che c'è qualcos'altro, hanno voglia di vedere ed indossare cose nuove, ma soprattutto di scoprire». Alessandro Dell'Acqua ha vissuto gli alti e bassi della moda italiana. Oggi la sua è una seconda giovinezza professionale. Dopo un'esperienza in proprio, finita male, nel 2003 il gruppo Borbonese ha acquistato il 70% del suo marchio. Ciò ha consentito allo stilista di fare un balzo avanti, sia in termini creativi che produttivi.
Cos'è cambiato sotto la gestione Borbonese?
Sono arrivati ossigeno, spazio, organizzazione più adeguata. Le collezioni sono cresciute e continuano a crescere, così come le licenze. Diciamo che è finito il periodo della nicchia.
Anni fa c'è stata una grande abbuffata di firme da parte di grossi gruppi industriali. Molti ora sono in vendita. Che ne pensa?
Purtroppo, ed è una realtà attuale, è difficilissimo emergere se non si ha alle spalle qualcuno. Trovo che sia un grosso errore togliere lo stilista dalla firma, penso ad esempio ad Helmut Lang o Jil Sander, griffe che sono crollate proprio per questo. Negli anni 80 tutto era più semplice, sull'industria vinceva la creatività. Oggi vince il business, vanno avanti i grossi ed i piccoli, anche se bravi, scompaiono. Da soli non è più possibile, e le aziende preferiscono rivolgersi a designer stranieri.
Cosa le piacerebbe fare o per chi le piacerebbe lavorare?
Sogno di disegnare alta moda per i francesi. L'alta moda in Italia non esiste più. L'hanno distrutta, l'unico rimasto è Valentino che non a caso sfila a Parigi. Ecco, per lui si che mi piacerebbe lavorare».
Estratto da Affari & Finanza del 4/12/06 a cura di Pambianconews