Sembravano in via d'estinzione. E invece ci si è messa anche Emma Bonino a rivendicare l'orgoglio dei sarti milanesi. A chi la accusava di indossare una giacca Chanel da trentacinquemila euro, ha precisato: «Ma quale Chanel, il mio vestito è stato confezionato dalla signora Pina di largo V Alpini». Maestri di pazienza e sapienza prima che d'arte estetica, oggi i sarti milanesi si prendono la rivincita in occasione dell'annuale «Défilé dei maestri sartori». Meno suscettibili degli stilisti, 23 maestri d'atelier presentano in una sfilata collettiva i prodotti d'eccellenza: abiti da giorno e da sera, uomo e donna.
Ma ci vuole nobiltà d'animo per apprezzare una giacca addomesticata da centinaia di punti e impunture, una giacca che quando sollevi il braccio non fa una piega. «Uomini come se ne trovano ancora a Milano»: il sarto Franco Prinzivalli dice che l'immobiliarista Luigi Zunino è riuscito a fargli venire il magone. Tornato da Parigi si è presentato nell'atelier di via Borgogna 7 solo per raccontargli che il capocommesso del negozio di Hermès gli ha fatto i complimenti per il suo completo. Prinzivalli un po' si pente di avere rivelato il nome di un cliente famoso. Ma la sua discrezione è superata dalla realtà.
Il futuro? «È incerto. L'artigiano non può più sostenere i costi della formazione in bottega. Così, se il lavoro non arriva sei nei guai perché hai le spese da pagare, se ne arriva troppo sei nei guai perché non hai la manodopera». Ma Milano resta capitale della sartoria proprio grazie alla tempra dei suoi sarti. Gente come Giuseppe Lo Bosco, sarto e costumista, subentrato al padre Salvatore nella Casa d'Asta omonima in corso Venezia 7. Alla sfilata con quattro gessati alla Humphrey Bogart («pantaloni affusolati con il risvolto e il doppiopetto alleggerito da un bottone solo»), è un vulcano di idee. Mentre vestiva da gangster Aldo, Giovanni e Giacomo nel film «La leggenda di Al, John e Jack» ha brevettato il «tailor's cut», la prova abito a distanza, un po' via Internet, un po' per posta. Così il sarto non ha più confini.
Estratto da Corriere della Sera del 30/11/06 a cura di Pambianconews