«Il mondo della moda e quello del lusso si assomigliano per alcuni aspetti, ma restano separati. Versace vuole essere un marchio del lusso». Parola di Giancarlo Di Risio (nella foto), amministratore delegato della griffe dall'agosto 2004. «Il mio progetto era duplice: portare avanti la ristrutturazione tecnica dell'azienda e riposizionare il marchio verso l'alto». Il primo obiettivo è raggiunto (nel 2006 il bilancio tornerà in attivo), il secondo appartiene alla strategia di medio-lungo termine.
Nel suo ultimo viaggio in Cina, lei ha presentato la “new era” di Versace. Può spiegarci in che cosa consiste?
In Italia e Francia esistono molti marchi della moda e del lusso e possiamo immaginarli posizionati a diverse altezze di una piramide. Io sono partito dalle radici della maison Versace, che nasce con tutte le caratteristiche del marchio di lusso, e ho puntato a riportarla in cima a quella piramide. In primo luogo sfoltendo le licenze, che erano diventate troppe, spostando il marchio verso la parte bassa della piramide. Poi concentrandoci sui negozi di proprietà: uno dopo l'altro li rinnoveremo tutti perché ogni singolo pezzo di arredamento deve essere lussuoso, pregiato, in linea con gli abiti e gli accessori che vendiamo. Inoltre, tutte le nuove aperture di boutique Versace saranno in location vicine a quelli che consideriamo i brand del lusso e quindi nostri competitor: Hermès e Christian Dior per quanto riguarda la Francia, Prada e Gucci per l'Italia, ad esempio.
Versace si prende il lusso di produrre tutto in Italia. Ma conviene?
Sulle nostre etichette non c'è scritto solo “made in Italy” ma anche “manufactured and certified by Versace”. Non intendiamo fare una politica di prezzo e anche per questo non delocalizziamo: il valore aggiunto che contribuisce a definirci un brand del lusso sta anche nel “made in Versace, Italy”.
Non ha paura delle copie?
No: penso a quello che dicevo Enzo Ferrari quando gli chiedevano se non temesse che prima o poi un produttore giapponese avrebbe sfornato una macchina in grado di competere con le sue. «Forse faranno una copia perfetta, ma senz'anima», rispondeva. Credo che per i prodotti Versace valga lo stesso: i nostri artigiani sono i campioni del “saper fare con l'anima”.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 20/11/06 a cura di Pambianconews