Al kantar in arabo significa il ponte. E proprio il legame ideale tra la tecnologia di origine giapponese e la capacità italiana di gestire il mercato voleva sottolineare 35 anni fa la scelta del nome Alcantara per l'azienda che nasceva, nel 1972, come joint venture tra la giapponese Toray Industries e l'Eni. L'obiettivo era sviluppare le potenzialità del brevetto depositato due anni prima dallo scienziato chimico Miyoshi Okamoto, immettendo sul mercato dei rivestimenti di pregio un materiale unico e innovativo. Simile alla pelle per aspetto e morbidezza, ma non definibile come tessuto, l'alcantara ha quindi preso il nome direttamente dall'azienda che lo produce.
Oggi l'azienda fattura oltre i 50 milioni, a dicembre è previsto a 75,5 milioni (+3,3%), con un utile gestionale ante imposte di circa 8 milioni (+5o%). «Nei primi anni Duemila l'azienda non era preparata ad affrontare lo scenario competitivo internazionale», riassume Andrea Boragno, presidente di Alcantara Spa dallo scorso marzo e amministratore delegato dal 2004. «Gli ingredienti del rilancio, avviato a 360 gradi, sono stati una politica di razionalizzazione e riduzione dei costi, spiega, abbinata a una forte immissione dall'esterno di nuove figure manageriali nelle posizioni chiave, che hanno contribuito al rinnovamento».
Tra i mercati principali di Alcantara figurano la Germania con il 42% di export per il settore dell'automotive (73%) e la Francia soprattutto (15%,), dove però l'alcantara è utilizzato di più per l'abbigliamento e gli accessori (45%). Il principale mercato resta quello dei rivestimenti interni delle automobili, ma il materiale viene in misura crescente impiegato nel fashion e nell'arredamento, con una presenza nel contract (alberghi, locali pubblici) e nello yachting.
«La nostra leva strategica è il centro di ricerca, che si trova nell'area dello stabilimento. Ci investiamo il 6% del fatturato, è l'unico del suo tipo in Europa e ci permette di aumentare la credibilità nei confronti dei clienti, la grande industria automobilistica tedesca dalla Bmw alla Mercedes, ma anche quella europea e il gruppo Fiat».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 14/11/06 a cura di Pambianconews