«Il successo sì, per me è stato fantastico. A pagarne le conseguenze sono stati i miei familiari che hanno vissuto troppo sotto i riflettori. Vorrei aver dedicato più tempo alla mia famiglia, ai miei figli». Roberto Cavalli è appena rientrato da Kiev, dove ha inaugurato il suo primo monomarca e dove è stato ricevuto come una star hollywoodiana dalla stampa e dalla gente comune che ha fatto la fila per vederlo e chiedergli un autografo. A quanto pare sta vivendo un momento di riflessione, e di resa dei conti. Persino la sua moda è diventata più sobria: «Adesso vedo una donna più romantica, più dolce e meno svestita. Trovo molto più affascinante coprire e lasciare spazio all'immaginazione, piuttosto che far vedere tutto subito».
Il successo quando è arrivato?
Negli anni %u201870. Ho scioccato tutti con la mia pelle stampata ed il patchwork sempre in pelle. Sono diventato uno dei primi designer italiani e tutto il mondo ha cominciato a parlare di me. Ho lavorato duro, ho investito anima, forza ed energie per arrivare dove volevo ma ci sono riuscito. La seconda ondata di fama è arrivata nel '95 con i jeans stretch anche quelli stampati.
Da allora cos'è cambiato nella moda?
Tutto. Nei primi anni %u201880 è arrivata l´industria, sono arrivati i PR a dettare regole, la pubblicità è esplosa. Il designer creatore ha perso importanza, tutto è diventato estremamente commerciale.
E lei come ha reagito?
Mi sono prostituito anch'io, come tanti altri. Sono stato avido, ho voluto sempre di più, soldi, fama, glamour. Devo dire che solo oggi ho capito che l'unica cosa che conta nella vita sono gli affetti familiari, l'amore che dai e ricevi dagli altri. E che si può davvero essere felici con poco, senza strafare.
Sarebbe disposto a vendere il suo marchio?
Assolutamente no, amo troppo il mio lavoro.
E quando lei non ci sarà più chi raccoglierà la sua eredità?
Ho dato disposizioni precise ai miei familiari. Non potrei sopportare di sapere che qualcun altro sta disegnando con la mia firma, come ormai succede con tutti. Non esistono più le vere firme, ma designer che saltano da una maison all'altra
Estratto da Affari&Finanza del 6/11/06 a cura di Pambianconews