E se fosse Pitti a non amare Milano? Si domanda Carlo Bassi (nella foto), AD di ExpoCts, rovesciando il titolo del Corriere Economia del 23 ottobre «E a Milano Pitti scopre di non essere amata». Breve riflessione sullo stato delle cose nella città della moda dopo le sfilate della primavera/estate, tra l'ottimismo per i buoni risultati ottenuti (oltre 18.000 buyers e giornalisti provenienti da 45 paesi accreditati dalla Camera Nazionale della Moda) e la perplessità per l'organizzazione generale delle fiere, sottolineata dalla difficoltà dei rapporti tra i fiorentini di Pitti Immagine ed ExpoCts. La prima gestisce le rassegne di tendenza White-neoZone-Claudnine, allestite in via Tortona, oltre i saloni un tempo organizzati da Efima, braccio fieristico di SMI, industriali del tessile abbigliamento. Il secondo, partecipato al 51% da Fiera Milano spa e al 49% dalla Camera di Commercio, organizza MilanoVendeModa e il salone per la taglie comode «46…52 plusize».
«Da tempo invitiamo Pitti a inserirsi nell'ambito delle manifestazioni che tutti insieme, compresi Mipel e Micam, allestiamo ogni 6 mesi, scrive Bassi, e proprio per rifarsi all'esempio di Parigi, abbiamo a lungo trattato con loro una partnership che prevedeva, oltre a una stretta collaborazione sulla promozione, anche la presenza dei loro saloni nel quartiere fieristico e Pitti. È Pitti e solo Pitti, che ha sempre rifiutato ogni collaborazione per la volontà di marcare differenze che non mi sembra premino particolarmente tutti i saloni da loro organizzati. Per quanto riguarda la mancata qualifica di Fiera Internazionale concessa dalla Regione, è la legge stessa che lo prevede. Evidentemente di fronte alla non volontà di Pitti di lavorare con gli organizzatori di Milano, ci siamo avvalsi dell'opportunità di esprimere parere contrario. È la competizione!».
Davvero si tratta di questo? Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagine, si stringe nelle spalle e risponde: «È molto difficile, molto complesso intervenire sull'abbigliamento per la donna. E noi, che siamo specialisti di quello maschile, lo sentiamo particolarmente». Quanto al resto, affida la sua risposta alla lettera di intenti siglata da entrambe le organizzazioni il 25 febbraio 2005. Dove, oltre a ottime intenzioni e possibili sinergie, si sottolinea che «negli ultimi anni è stato sempre il fattore città a fare la differenza». Quindi, i due enti «cercano punti di contatto, strategie, programmi compatibili e coordinati che si presentino come espressione della città nel suo insieme…occorrono novità vere, comprensione dei bisogni del mercato e risposte pronte. Occorre innovare gli allestimenti e le scelte dei luoghi. Servono progetti che siano di qualità e abbastanza consistenti da formare una massa critica utile per il mercato internazionale».
Estratto da CorrierEconomia del 6/11/06 a cura di Pambianconews