È raro che il Wall Street Journal dedichi tanto spazio a un'impresa italiana. Lo ha fatto, lunedì 30 ottobre, proprio per la quotazione in Borsa di Poltrona Frau.
Che cosa esattamente, secondo Luca di Montezemolo, ha attirato l'attenzione del severo numero uno dell'informazione economica mondiale?
L'interesse, che è sempre fortissimo, per il made in Italy. Nel mondo sono ben conosciute tre F: quella di fashion, quella di food e quella di furniture. Sono le tre F simbolo del made in Italy di alta qualità. Con il guppo Frau abbiamo messo assieme delle aziende che rappresentano l'italian design, tuttora il più ammirato internazionalmente, e lo abbiamo portato in Borsa. Quando al mercato si offre qualcosa di buono, le reazioni degli investitori e dei media sono positive.
Perché avete scelto proprio questo momento per la quotazione?
È l'ultimo passo di una strategia avviata anni fa. Il fondo di private equity Charme ha individuato e acquisito la Frau da un imprenditore che aveva capito di doversi aprire al capitale esterno per far crescere l'azienda. Abbiamo fatto altre acquisizioni e così abbiamo costruito attorno a Frau un polo: per dimensioni il primo in Italia nel settore arredamento (ricordo che il numero due ha la metà del nostro giro d'affari). Adesso l'approdo in Borsa era diventato il passo giusto, obbligato per due ragioni. Intanto bisognava restituire ai soci di Charme i capitali che avevano investito in questa impresa, inoltre la Borsa era ed è indispensabile per dare al gruppo ordine, governance, trasparenza, visibilità. In più quotarsi è la via maestra per trovare le risorse per finanziare la crescita a livello internazionale.
Quindi dopo la quotazione avete in programma altre acquisizioni?
Abbiamo deciso che investire per potenziare i molti marchi che compongono il gruppo. E credo che ci siano grandi spazi: non solo nell'arredamento della casa, ma anche negli uffici, negli alberghi, nei saloni di meeting, nei musei. Il cosiddetto lusso è in espansione nel mondo, soprattutto nei Paesi emergenti. I ceti più abbienti vogliono qualificarsi, sono alla ricerca quasi di possibilità di ostentazione del proprio status. E questo è vero anche, se non soprattutto, nel settore dell'arredamento.
Gli imprenditori italiani, gelosissimi del controllo sulle loro imprese, non amano andare in Borsa. Lei, presidente della Confindustria, invece ha scelto di quotarsi. È un messaggio?
A scuola ci hanno insegnato che le risorse per lo sviluppo si chiedono al mercato. Ed è quanto Charme ha fatto. E penso che sia coerente con quanto sostengo da sempre come presidente degli imprenditori: le piccole aziende italiane devono fare un salto dimensionale, diventare medie, se vogliono reggere la concorrenza internazionale. E in questo senso la strada seguita da Frau, che ha raggruppato una realtà di quasi 300 milioni di fatturato, può essere un esempio per tanti altri.
Estratto da Il Mondo del 3/11/06 a cura di Pambianconews