L'accordo è stato formalizzato il 18 ottobre. Il gruppo Miroglio di Alba, uno dei più importanti in Europa nel settore tessile, cambia pelle. Sul ponte di comando arriva la nuova generazione, alle spalle dei fondatori Franco e Carlo (entrambi ottantenni), con sei cugini azionisti. E con il trentenne Giuseppe nel ruolo di nuovo amministratore delegato. La svolta comprende un piano industrìale, attraverso il quale la famiglia punta ad aumentare il fatturato (nel 2005 a 915 milioni di euro) e i punti vendita (attualmente mille). Con un baricentro della produzione che, oramai, è completamente spostato all'estero.
Chi controlla l'azienda?
I miei cugini, Giuseppe, Nicoletta ed Edoardo, hanno tre quote che, complessivamente, raggiungono il 50% del gruppo. La Mirfin, la finanziaria presieduta da mio padre Carlo, con i tre figli Giuseppe, Elena ed Elisa, ha l'altro 50%. Abbiamo stabilito una governance con ruoli chiari e con un consiglio d'amministrazione dove si prenderanno le decisioni strategiche, del quale fanno parte dodici membri. Otto rappresentano i due gruppi familiari, e quattro sono indipendenti, a cominciare da Roberto Ronchi un dirigente che rappresenta la storia della Miroglio.
Tra voi cugini, come avete diviso gli incarichi?
Parliamo di quelli che lavorano nel gruppo: Edoardo è consigliere delegato del settore tessile; Nicoletta segue due linee commerciali; Elena il marketing strategico ed Elisa l'amministrazione e la finanza.
Quale obiettivo di fatturato è previsto dal piano industriale?
Nel 2006 supereremo la quota di 1 miliardo di euro, e per il 2008 pensiamo di arrivare a 1 miliardo e 200 milioni. Stiamo valutando la possibilità acquisire marchi di alta gamma e non è detto che punteremo sull'Italia. In ogni caso l'obiettivo è aumentare la quota di esportazione, oggi al 40%.
Sul fronte retail, prevedete nuove aperture?
Attualmente possediamo mille negozi, 650 dei quali in Italia. Nei prossimi tre anni ne apriremo altri 500 tra Italia ed estero.
Estratto da Economy del 3/11/06 a cura di Pambianconews