Altro che farsi fare le scarpe dai cinesi: Valleverde insegnerà loro a farsele da soli. Continuare a produrre in proprio nel nostro Paese e per l'Europa e vendere il knowhow negli altri continenti, sull'esempio dei tedeschi: questo sarà il futuro non solo dell'azienda di Coriano di Rimini, ma anche del nostro Paese. Parola di Armando Arcangeli, fondatore e presidente di Valleverde. «Con i costi che dobbiamo sostenere in Italia si fa fatica a essere grandi esportatori. Oggi noi distribuiamo i nostri prodotti in Europa ma poco in Asia e nelle Americhe». Impossibile andare a fare concorrenza in casa loro agli asiatici, dove la manodopera incide notevolmente meno sui bilanci. Da qui l'idea di partnership con i produttori locali che, da parte loro, sono i primi a richiedere queste alleanze.
«Proprio pochi giorni fa», racconta Arcangeli, «mi ha cercato un imprenditore cinese che nel suo Paese possiede 3 mila negozi. Vuole che gli insegniamo a produrre Valleverde». Del resto l'azienda calzaturiera romagnola può permettersi di «flirtare» con Pechino da una posizione di vantaggio, in quanto è tra quelle che non risentono della concorrenza asiatica «perché le nostre calzature sono soggette a uno studio sia scientifico che stilistico, sono un compromesso vincente fra la comodità e la moda».
Insomma, quella di Valleverde «è una filosofia del camminare meglio» che Arcangeli vuole esportare in tutto il mondo grazie a partner esteri. È il concetto di moda comoda ha dato i suoi frutti in questi 36 anni, tanto che attualmente Valleverde vende circa 3 milioni di calzature all'anno tramite 2.300 negozi nel mondo, di cui oltre 250 monomarca, fatturando un centinaio di milioni di euro.
Estratto da Economy del 27/10/06 a cura di Pambianconews