La crescita economica cinese sembra occupare sempre più spazio nei pensieri degli imprenditori italiani. La maggior parte delle imprese italiane, specie quelle medie e piccole, vede la Cina più come un pericolo per la propria sopravvivenza che come un'opportunità. Perché si ritiene che, per approfittare delle potenzialità dei mercati dell'Estremo Oriente, occorra avere dimensioni elevate.
In un recente sondaggio (condotto da Ispo per conto di Banca Intesa, in occasione della missione in Cina), quasi due terzi di un campione rappresentativo dei responsabili delle piccole e medie imprese del nostro Paese hanno dichiarato che, a loro avviso, lo sviluppo economico cinese ha finora comportato soprattutto danni per l'economia italiana e per la propria azienda. A costoro si contrappone però più di un quarto (28%) che ritiene che il boom cinese abbia portato sin qui «danni e opportunità di crescita in egual misura». E un 6% che vede viceversa soprattutto «opportunità di crescita».
Uno scenario, dunque, connotato dal pessimismo. Ma che appare in via di trasformazione. Infatti, se il quesito viene posto non più riguardo al passato o al presente, ma domandando di delineare uno scenario futuro, la maggioranza (59%) sottolinea come la Cina possa rappresentare una grande possibilità di sviluppo per le aziende che sapranno valorizzare sempre di più la qualità e la creatività che contraddistinguono quello che sinteticamente viene definito il «made in Italy». Questa opinione è più diffusa nelle imprese del Nordest e in quelle operanti in settori, quale il tessile, che già hanno un'esperienza di sfruttamento del made in Italy nelle loro proposte ai mercati stranieri.
Estratto da CorrierEconomia del 23/10/06 a cura di Pambianconews