Andrea Donà dalle Rose, capofila del gruppo che ne è l'azionista di riferimento, dice che di ipotesi di vendere Valentino non ne sa nulla. Antonio Favrin (nella foto), presidente e azionista, spiega che Valentino può crescere sia per linee interne che per linee esterne ma che non c'è alcuna discussione con nessuno; soprattutto con nessuno di quei grandi attori del lusso di cui ciclicamente si parla come pronti a rilevare il gruppo della moda milanese. In Borsa, però, Valentino Fashion Group è salito da inizio d'anno di oltre il 30%, mentre Hugo Boss, la controllata tedesca che contribuisce corposamente ai conti con la sua redditività, ha avuto un rialzo di circa metà. Soprattutto, cresce dall'estate.
Il punto è che l'ultimo cambiamento nell'azionariato, cioè, la costituzione della Icg, nella quale sono state raggruppare le azioni dei fratelli Andrea, Isabella e Rosanna Donà dalle Rose, dei fratelli Matteo, Vittorio e Diamante Marzotto, di Massimo Caputi e dei fondi Leonardo Capital e Leo Ventures per il 29,9% del capitale, ha dato origine a molti interrogativi sul mercato. E ad altrettanti ragionamenti all'interno del vario e movimentato gruppo di azionisti. Tutte le ipotesi vengono esaminate, se non altro a livello teorico. Tra gli altri azionisti di Vfg, Canova-Favrin, i fratelli Gaetano-Stefano-Luca-Nicolò Marzotto, Paolo Marzotto e famiglia, emerge l'esigenza di capire in che direzione porterà la nascita della Icg. Andrea Donà, d'altra parte, è stato finora il perno di molti dei rivolgimenti accaduti, a partire dall'uscita di Pietro Marzotto.
I nodi delle vicende più recenti sono due. Il primo è l'ingresso di una persona esterna alle società del gruppo, Massimo Caputi, e di due fondi, tra i quali un hedge fund. C'è chi lo considera indice di una visione solo finanziaria. Il secondo è l'uscita di Umberto Marzotto, 80 anni, considerato un punto di equilibrio in una situazione in mutamento. E giudicato anche, visto l'antico sodalizio, il raccordo con Antonio Favrin, il manager divenuto imprenditore cui si deve la ristrutturazione delle società del gruppo. L'uscita di Umberto (restano tre dei quattro figli) è vista come la chiusura di un ciclo.
Estratto da CorrierEconomia del 16/10/06 a cura di Pambianconews