Alla guida di un gruppo da 18 miliardi, dove convivono grandi griffe, catene di mobili e librerie, François Henri Pinault punta ancora a crescere e fa il punto della situazione su cosa sta succedendo alla Ppr, di cui controlla il 43% attraverso la finanziaria Artemis, ma soprattutto su cosa succederà.
Vedere Gucci che va come un treno le dà più soddisfazione per i quattrini che le fa guadagnare o le crea più dubbi su dove puntare la barra degli investimenti?
Nessun dubbio. La strategia è chiara: le due gambe della Ppr, che sono destinate a restare, almeno fino a quando sono in grado di autofinanziarsi lo sviluppo. Anche se è probabile che si arriverà a un rapporto tra i due business più bilanciato rispetto a oggi.
La Gucci è indubbiamente una gran macchina da soldi, ma quante borsette pensa di poter vendere alle sue clienti per continuare a crescere a questi ritmi?
Non c'è solo la Gucci, né intendo sfruttare la griffe oltre ogni limite. Per fortuna abbiamo un portafoglio di più marchi e voglio usarli tutti. Bottega Veneta per esempio sta andando benissimo, oggi fattura 160 milioni di euro ma puntiamo a 500, e tutto lascia prevedere che la redditività può eguagliare quella della Gucci. Ma anche i brand considerati in sofferenza come Yls, Stella McCartney o Alexander McQueen sono sulla strada dell'attivo di bilancio. Per ognuno abbiamo un posizionamento preciso e una strategia di crescita coerente, che non lo snatura.
Dal prossimo piano verranno altri colpi di scena? Dopo la vendita dei magazzini Printemps a Maurizio Borletti e alla Deutsche Bank, c'è chi scommette sull'uscita dal gruppo della Fnac e della Conforama.
La Ppr ha venduto la Printemps perché ritenevamo che non avesse capacità di crescita internazionale, ma non intende uscire dalla distribuzione. Infatti, prenderemo Redcats, la società nata con le vendite per corrispondenza che è la migliore nello spostare gli acquisti da catalogo a web, un segmento con ottime prospettive.
Estratto da Panorama del 13/10/06 a cura di Pambianconews