Avere tutti gli elementi per un acquisto consapevole è un diritto del consumatore. E se questo diritto coincide con la difesa degli interessi dei produttori e distributori della moda, tanto meglio. Stop ai ritardi, allora: l'introduzione del "made in" nel tessile-abbigliamento-calzature, cioè l'indicazione obbligatoria dell'etichetta di origine dei prodotti importati da paesi extra-Ue, è una misura necessaria proprio a vantaggio del consumatore che potrà così valutare con chiarezza il rapporto qualità/prezzo del bene da acquistare.
Per questo motivo i rappresentanti delle associazioni della filiera-moda e del commercio estero (Aice-Associazione italiana commercio estero; Aimpes– Associazione italiana manufatturieri pelli-cuoio; Anci-Associazione nazionale calzaturifici italiani; Cnmi-Camera nazionale della moda; Federazione Moda Italia; Federcalzature; Smi/Ati-Federazione imprese tessili e moda italiane) hanno presentato un documento strategico, condiviso nell'incontro di mercoledì 4 ottobre, al Circolo dell'Unione del Commercio di Milano, con un'ampia delegazione della Commissione Commercio Internazionale del Parlamento Europeo (guidata dal presidente Enrique Baron Crespo).
Baron Crespo è rimasto molto colpito per la grande forza espressa dal Polimoda, da Ferragamo e dalle ditte visitate. "Il presidente della commissione ha confermato che sarà al nostro fianco nella battaglia per l'affermazione del Made in Italy, per consentire alle aziende di essere maggiormente competitive e perché le aziende chiedono di essere tutelate dalle merci contraffatte". E' il commento soddisfatto dell'assessore alle attività economiche Silvano Gori, a conclusione della visita della delegazione della Commissione del Commercio Internazionale del Parlamento Europeo, presente anche l'europarlamentare Lapo Pistelli, che ha organizzato la missione.
Estratto da Il Giorno del 8/10/06 a cura di Pambianconews