Dovrebbe concludersi oggi la travagliata saga dei dazi antidumping definitivi europei nei confronti delle scarpe in pelle importate da Cina e Vietnam, con l'approvazione di un compromesso che prevede l'entrata in vigore delle misure difensive per due anni, invece dei cinque anni standard.
Una soluzione che forse lascerà un po' di amaro in bocca ai calzaturieri italiani, che speravano di contare su provvedimenti per un quinquennio; ma che, d'altro canto, dovrebbe scongiurare la beffa di vedere naufragare del tutto le misure. Ultimamente l'intenso lavoro diplomatico dell'Italia, spalleggiata da altri Paesi produttori di scarpe come Francia, Spagna e Portogallo, è riuscito a persuadere Austria e Cipro (che si erano espressi in origine contro i dazi per cinque anni) ad accettare l'imposizione di dazi del 16,5% sulle scarpe in pelle dalla Cina e del 10% su quelle dal Vietnam, se il periodo di attuazione sarà accorciato a due anni.
Salvo improbabili colpi di scena, proprio lo spostamento di questi due Paesi, rispetto alle precedenti votazioni nei comitati europei, dovrebbe permettere di raggiungere la maggioranza di 13 Paesi su 25, necessaria per varare i dazi antidumping.
Estratto da Finanza&Mercati del 4/10/06 a cura di Pambianconews