Puntare subito sulla fascia medio-alta di mercato, e non solo sul lusso, accorpare le imprese, investire nei Paesi emergenti e sperare di bloccare l'insostenibile pressione esercitata dai Paesi emergenti sulle nostre imprese: Paolo Zegna, presidente di Smi-Ati, la federazione delle imprese tessili e moda italiane, delinea con chiarezza gli obiettivi e non nasconde le difficoltà del settore, nemmeno quelle interne all'associazione.
Il saldo commerciale del settore sprofonda: si delinea uno scenario drammatico come nelle calzature?
Spero di no, ma l'import cinese è ormai una sorta di fiume in piena. La sfida è quella di riposizionarci velocemente: quello che perdiamo nel medio-basso di gamma dobbiamo recuperarlo nell'alto di gamma. Ma non vorrei che si pensasse alla fascia del lusso rompighiaccio e portabandiera del made in Italy nel mondo. Le nostre imprese devono elevare il livello qualitativo per abbassare il rischio. Alla fine della riconversione il prodotto italiano sarà soltanto di alta qualità e immagine, la percezione del consumatore deve essere quella di un prodotto un gradino più in alto e che giustifichi un prezzo più elevato.
Qual è nel mondo il mercato dell'alto di gamma?
L'alto di gamma nel mondo è quasi totalmente scoperto. Quando diciamo di aprirci alle decine di milioni di consumatori di Cina, India e Brasile pensiamo che quello sia il mercato del futuro.
Nonostante i vostri appelli, la dimensione media delle aziende del settore non è cambiata: 8,5 addetti.
Sarebbe pericoloso se rimanesse ancora a questi livelli: non è la dimensione giusta per fare ricerca, investimenti all'estero, innovazione. Vedo però che nel biellese alcune aziende tessili si sono associate per creare nuovi marchi: comincia a rompersi quella barriera psicologica di chi dice: «Faccio tutto io, piccolo è bello».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 2/10/06 a cura di Pambianconews