Più lusso e meno retail per il gruppo Ppr, casa madre di Gucci? Dopo la vendita dei grandi magazzini Printemps a Maurizio Borletti e alla Deutsche Bank, il gruppo francese controllato da François Pinault potrebbe cedere anche la Fnac, la catena di negozi specializzati in «prodotti culturali e tecnologici» (libri, dischi, elettronica, biglietti per concerti ed altri eventi). A scriverlo è stato ieri Les Echos. Secondo il quotidiano due banche, Goldman Sachs e Ubs, avrebbero contattato numerosi fondi di private equity, tra cui Kkr, Permira, Cvc e Cinven, pur non avendo ricevuto un mandato formale. Ma sul mercato circolerebbe già una valorizzazione intorno ai 2 miliardi di euro.
Ppr, interpellato, non commenta. Ma a Piazza Affari subito si sparge la voce che Bulgari potrebbe essere il nuovo oggetto dei desideri, da aggiungere a una collezione di 10 marchi che, oltre a Gucci, include Yves Saint Laurent, Bottega Veneta e Alexander McQueen. Risultato: sul listino milanese, nonostante la smentita ufficiale che non c'è nessuna intenzione di vendere, Bulgari chiude in rialzo dell'1,79% a 10,08 euro.
Che qualcosa si muova, lo dice anche Mario Boselli, il presidente della Camera nazionale della moda italiana. «Ho parlato con Pinault, mi ha detto che a Parigi c'è un certo nervosismo». Venderanno Fnac? «Forse». Agli analisti l'ipotesi non dispiace. E anche il mercato sembra approvare, visto che a Parigi Ppr ieri ha terminato la giornata in salita del 2,5% a 117 euro, dopo aver toccato il record da metà 2002 a 119 euro. La spiegazione è semplice: la cessione della storica insegna francese, fondata nel 1954 e forte di 109 negozi (5 in Italia), sarebbe un ulteriore disimpegno dal settore della grande distribuzione, che oggi include oltre a Fnac, la catena di mobili Conforama, e il catalogo per corrispondenza americano Redcats (La Redoute). Per concentrarsi in un settore, il lusso, che è tornato a correre anche in Europa, più del previsto.
Estratto da Corriere della Sera del 28/09/06 a cura di Pambianconews