«Prada, Gucci, Ferragamo sono i nomi del made in Italy più colpiti dalla filiera delle navi fantasma descritta dal Sole-24 Ore di ieri, commenta Mario Boselli, presidente della Camera della Moda italiana».
La proposta di introdurre la tracciabilità dei beni citata dal presidente della Federazione europea dei sindacati tessili, Valeria Fedeli, trova un alleato in Paolo Zegna, presidente della Federazione imprese tessili e moda italiane Smi-Ati. «Crediamo che la via praticabile sia quella di continuare a insistere per l'obbligatorietà dell'etichetta d'origine delle merci, dice Zegna,. Un'informazione cui il consumatore ha diritto, per potere, in tutta libertà, fare le sue scelte e allo stesso tempo, uno strumento minimo di documentazione per risalire ad eventuali percorsi illegali».
Puntuale la replica di Federconsumatori: «La tracciabilità va messa al centro delle politiche anche perché tra le conseguenze dirette e indirette della contraffazione ci sono il ricorso di molte aziende al lavoro nero, all'inosservanza delle più elementari norme sulla sicurezza e sull'igiene sul lavoro».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 8/09/06 a cura di Pambianconews