Antonio Marras è uno stilista di abiti ma anche di spazi, l'ultima sua creatura è il negozio di Kenzo inaugurato a Parigi la scorsa settimana. Marras negli ultimi tempi si è concentrato sulla ristrutturazione dello storico edificio-casa-studio dove Kenzo ha mosso i primi passi a Parigi: «Un progetto entusiasmante, io ho molti punti in comune con il fondatore del marchio, a partire dal fatto che anch´io lavoro, vendo e disegno nella mia casa in Sardegna pur spostandomi spesso. Ho lavorato sul concetto di casa e sul concetto di rispetto del luogo, tutti i luoghi hanno un'anima. Sotto il cartongesso ho trovato dei meravigliosi stucchi e sotto il parquet un tappeto di piastrelle, ho conservato tutto, mi interessa tutto ciò che porta in se una traccia ed un segno del passato».
Che cosa la lega a Kenzo?
Intanto siamo entrambi isolani, lui giapponese io sardo. Poi la passione per gli abiti della tradizione, il kimono, lineare e semplice ma complicatissimo da fare e l´abito delle donne sarde, un tripudio di stoffe e cuciture. Poi l´amore per i colori sia moderni che antichi, per i fiori.
Che differenza c´è tra il marchio Marras e Kenzo?
La mia collezione nasce da un lavoro interiore molto sofferto. Ho bisogno di una sceneggiatura dalla quale partire. Con Kenzo esprimo la gioia di vivere, la parte più ludica che c´è in me.
Lei è uno stilista atipico…
Io non sono uno stilista, sono un uomo prestato alla moda con interessi travolgenti verso altre discipline. Io, per quel che mi riguarda, non mi chiedo mai: “che cosa va di moda?” Lo trovo decisamente obsoleto. Mi confronto, piuttosto, con altri universi quotidianamente, ho bisogno di vedere cose che siano agli antipodi delle mie per lavoraci sopra e, di conseguenza, farle diventare mie.
Che cos´è la creatività?
Dialogare, incontrare, contaminare la moda e mescolare mondi e tradizioni. Tutto quello che dialoga con la moda, in sostanza, per me si può chiamare arte.
Estratto da Affari&Finanza del 10/07/06 a cura di Pambianconews