L'industria italiana della filatura sbarca domani e fino al 7 luglio a Firenze, in Fortezza da Basso, per Pitti Immagine Filati. Il settore ha registrato nel 2005 una contrazione nel fatturato del -5%, posizionandosi sui 3,5 miliardi di euro, circa il 6,7% del fatturato complessivo Tessile-Abbigliamento italiano.
A livello di comparto, si evidenziano tuttora differenze significative fra le principali componenti: il calo di fatturato è stato infatti meno intenso in filatura laniera (-3,2%), e più pronunciato nelle lavorazioni cotoniere (-10,6) e liniere (-10,7). Il bilancio produttivo è invece stato pesante: -8% rispetto al 2004 con un calo cumulato dell'ultimo quinquennio che ha ormai superato il 30%.
A differenza di quanto sperimentato nel triennio precedente, tuttavia, nel 2005 è stato il mercato interno a fornire il contributo maggiormente riflessivo all'attività settoriale. Sul fronte del commercio estero, infatti, alla flessione delle esportazioni (-8,9%) si è associato anche un calo dell'import (-4,9%) che ha contenuto gli effetti negativi.
A livello di prodotto, per il 2005 si sconta una flessione delle esportazioni del 9% a causa, soprattutto, dei risultati molto deludenti ottenuti dai filati misti chimico/lana (-23,9% in valore) e dei filati cotonieri (-9,8%); anche i filati lanieri pettinati hanno perso terreno ad un ritmo prossimo al 5%, e la crescita (+6,9%) delle export di filati cardati di lana (che, però, hanno mostrato un calo nella dinamica misurata in volume) non ha potuto compensare i dati negativi degli altri segmenti.
Nei primi mesi del 2006, la componente laniera della filatura italiana ha iniziato ad operare in un contesto di domanda più favorevole, sia in Italia (dove qualche settorecliente ha aumentato la propria capacità di attivazione), sia soprattutto sui mercati esteri. Nei primi tre mesi dell'anno, infatti, l'export di filati lanieri cardati è aumentato del 19% circa: i flussi diretti ad Hong Kong (che, come noto, è ormai diventato il maggior bacino mondiale, in termini quantitativi, per la produzione di maglieria) sono aumentati del 117,6%, ma anche nel trade diretto verso alcuni paesi est-europei (es. Romania, +76,9%) e nord-africani (es. Tunisia, +41,5%) ha mostrato una notevole accelerazione. Meno brillante è risultato invece l'export di filati cotonieri che, nei primi mesi del 2006, hanno mostrato un nuovo leggero scivolamento (-2,2%), ma anche in questo caso non mancano mercati che hanno ritrovato tonicità come mostrano i dati relativi a Spagna (+22,6%), Rep. Ceca (+20,1%) ed Ungheria (+40,5%).
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A cura di Pambianconews