Il commissario europeo al Commercio Peter Mandelson, intende liberare dai dazi anti-dumping (per un periodo di 5 anni) una quota di import pari a 140 milioni di paia di scarpe di cuoio dalla Cina e 95 milioni dal Vietnam; solo sulla porzione aggiuntiva di importazioni di calzature si applicherebbero dazi superiori a quelli provvisori attuali, raggiungendo il 23% nei confronti di Pechino e il 29,5% Vietnam. È questo il progetto, non ancora formalizzato in una proposta ufficiale, che Mandelson ha già fatto circolare informalmente tra i 25 rappresentanti degli Stati Ue per una prima reazione.
Lo schema prevede di lasciare libere da dazi aggiuntivi due quote significative di importazioni da Cina e Vietnam (equivalenti più o meno all'80% dell'importstorico dai due Paesi, secondo i calcoli di Bruxelles). Le scarpe per bambino sarebbero soggette al limite quantitativo, mentre le calzature sportive verrebbero escluse. Entrambe le categorie sono state esentate, invece, dai dazi provvisori.
Quando la proposta di una “quota libera” era stata valutata in passato, il servizio giuridico della Commissione aveva avanzato forti perplessità. I dazi anti-dumping, in base alle regole Wto, dovrebbero essere uno strumento tecnico per compensare il margine sleale guadagnato da quei Paesi che sovvenzionano vendite sottocosto. Diventa perciò problematico spiegare perché una quota di import sia da considerare sovvenzionata illecitamente dai Governi di Pechino e Hanoi e un'altra no.
Mandelson però sta cercando di trovare un compromesso che accontenti non solo i produttori comunitari, ma anche le associazioni di importatori, rivenditori e consumatori dell'Europa del Nord, area in cui le aziende calzaturiere praticamente non esistono. Resta da vedere ora, se il metodo Mandelson riuscirà ad accontentare tutte le parti in causa, o invece creerà qualche malumore di troppo, magari proprio nel fronte di chi quella procedura anti-dumping l'ha iniziata e voluta.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 4/07/06 a cura di Pambianconews