Tomat, lei è un manager che è diventato imprenditore. Il sogno di molti. Ci racconta come è maturata questa aspirazione e come e in che contesto è riuscito a trasformarla in realtà?
Per me è veramente stata la realizzazione di un sogno. Ho sempre avuto l'ambizione e il desiderio di seguire un progetto, plasmarlo secondo la mia volontà, lavorare, insomma, su una “cosa” mia. L'occasione per trasformare il sogno in realtà è arrivata quasi per caso. L'attività professionale mi ha portato a incontrare una persona che a sua volta aveva lanciato una piccola merchant bank locale. Parlando con lui venne l'idea di usare quello strumento di finanza straordinaria relativamente innovativo e sofisticato per l'epoca. Quando si è presentata l'occasione è maturata l'opportunità imprenditoriale che ho deciso di cogliere.
Venendo all'esperienza specifica dell'acquisizione e rilancio della Lotto, quali sono state le aree più critiche sulle quali siete dovuti intervenire con maggiore determinazione?
La parte più importante è stata quella relativa al rilancio del prodotto, alla strategia di posizionamento prodotto/mercato e di conseguenza alla strategia di vendita e commerciale. Sono stati i due settori in cui ci siamo impegnati per trovare una soluzione adeguata ai problemi che l'azienda stava vivendo in quel momento. Come spesso accade nelle situazioni di crisi, si trattava di un problema di prodotto e di competitività del progetto imprenditoriale.
Com'è organizzata la rete distributiva dei due marchi Lotto e Stonefly?
La rete è variamente configurata: in Europa abbiamo un network di agenzie dirette, coordinate da Montebelluna che è la centrale logistica e distributiva. Fuori dal continente europeo, per Lotto tendiamo a operare attraverso joint venture o con licenza diretta. Un caposaldo della strategia distributiva di Lotto e Stonefly riguarda la rete dei punti vendita, composta da negozi monobrand (sia Lotto sia Stonefly) o corner nei department store.
Sembra che nel settore delle calzature il problema principale sia la concorrenza cinese. Come la state contrastando, sia lei sia i suoi colleghi? Non crede che la richiesta di dazi doganali avanzata da molti imprenditori del settore sia una risposta di breve periodo e per di più quasi ininfluente?
Non credo bastino i dazi. Possono essere una misura temporanea per riequilibrare le spinte commerciali in un senso o nell'altro. Sono misure temporanee e così devono essere intese. Allo stesso tempo, il tema calzatura è importante a livello nazionale. Come industriale e presidente di Unindustria Treviso mi sono attivato non soltanto nel mondo della calzatura ma anche in quello dell'industria, per stimolare una dimensione internazionale della nostra crescita. Dobbiamo metterci in condizione di competere a livello mondiale.
Estratto da Business People del 27/06/06 a cura di Pamianconews