È scontro aperto tra industria calzaturiera italiana e Commissione europea. Il presidente dell'Anci, l'associazione nazionale del settore, Rossano Soldini, non usa mezzi termini e accusa Bruxelles di supportare le lobby dei distributori e importatori del Nord Europa a scapito di produttori e consumatori. A replicare è il commissario europeo al Commercio estero, Peter Mandelson, che fa quadrato in nome del superiore interesse dell'Unione europea. Intanto, il quadro del settore calzaturiero italiano è ancora a tinte fosche.
Nel 2005 la produzione nazionale, si legge in una nota dell'Ufficio studi dell'Associazione nazionale dei calzaturifici italiani, ha evidenziato un calo non trascurabile (-11% in quantità e -4,6% in valore), attestandosi a 250 milioni di paia (erano 281 milioni nel 2004) per un valore di 6.974 milioni di euro. L'export ha subito un'ulteriore battuta d'arresto (-10,8% in quantità), scendendo a 249 milioni di paia (30,3 milioni in meno rispetto ai livelli già bassi del 2004) per un valore di 6.093 milioni di euro (-1,7%). Sono state particolarmente colpite le fasce di prodotto economico e medio, come testimonia anche il sensibile incremento dei prezzi medi. Ciò ha significato lo scorso anno una perdita per il settore di 850 aziende per un totale di 8.500 addetti.
Sul fronte dei singoli mercati, sono significative le flessioni registrate nei principali paesi importatori di calzature made in Italy: al calo dell'11,2% in quantità per Germania e Francia si è aggiunto il forte ridimensionamento del mercato statunitense (-26,5%), anche a causa di uno sfavorevole andamento del rapporto di cambio. Gli unici segni positivi si registrano per la Spagna (+3,3%) e la Russia (+19,9%), mentre sono risultate pressoché stabili le vendite in Giappone (-0,8%, in quantità e +1,9% in valore). Le importazioni (331,7 milioni di paia, +6,7%) hanno invece raggiunto l'ennesimo record.
I flussi in arrivo dalla Cina, dopo il +81% del biennio 2002/2003 e il +27% del 2004 (pur in presenza di quote), nel 2005 sono saliti a 164,2 milioni di paia: 36,6 milioni in più rispetto all'anno precedente (+29%). Le calzature con tomaia in pelle importate dalla Cina sono cresciute nel complesso del 188%, con incrementi esorbitanti per alcune tipologie, pur in presenza di una domanda sul mercato interno da tempo stagnante (+0,3%).
A contrastare in parte questa invasione di calzature, commentano dall'Anci, è stata l'attuazione dei dazi compensativi provvisori sulle importazioni di calzature in pelle da Cina e Vietnam ottenuta lo scorso 6 aprile. "I successi ottenuti a livello politico, precisa il presidente dell'Anci, Rossano Soldini, possono solo parzialmente compensare l'amarezza di vedere disperso un patrimonio industriale che frutta al nostro paese un saldo attivo non trascurabile. Dopo i 3,6 miliardi di euro del 2004, nel 2005 il saldo in valore (seppure in calo dell' 11,1%) ha registrato un attivo di 3,2 miliardi di euro. In un'Italia che nel 2005 ha chiuso con un passivo della bilancia commerciale di oltre 10 miliardi di euro, il calzaturiero rappresenta da sempre una delle poche eccezioni positive".
Estratto da Finanza&Mercati del 20/06/06 a cura di Pambianconews