Il marchio Guzzini, uno dei più famosi del mondo nel settore dell'illuminazione, sta attraversando la fase di passaggio alla quarta generazione. Domenico Guzzini, quasi 47 anni, è un simbolo di questa transizione: in maggio è stato nominato presidente della Fratelli Guzzini ed è chiaro che si tratta solo di una tappa verso i futuri assetti della società.
La sua nomina rappresenta l'avanzata nel gruppo della quarta generazione?
È il segnale che stiamo realizzando un delicato passaggio generazionale. La quarta generazione è fatta da nove cugini, tutti ormai operativi nel gruppo.
Guardiamo l'azienda: come pensate di crescere?
Nuovi mercati e nuove acquisizioni. Per passare da 300 a 400 milioni di fatturato: un salto che consideriamo necessario per reggere la competizione internazionale. Abbiamo già individuato possibile prede all'estero.
E per quel che riguarda i mercati?
Puntiamo sul Giappone e sulla Cina, dove per il momento abbiamo tre filiali commerciali. Ma molto probabilmente faremo la nostra fabbrica: anche questa è una scelta indispensabile.
Da quanto tempo il marchio Guzzini è entrato nel mirino dei falsari?
Le racconto alcuni episodi recenti. All'ambasciatore Umberto Vattani, presidente dell'Ice, ho consegnato un intero catalogo: la copia esatta dei nostri prodotti, uno per uno. L'Ice però non ha una specifica competenza su questa materia. Servirebbe un organismo nazionale per tutelare le piccole e medie aziende del made in Italy dal rischio contraffazione. E invece siamo alla solita Italietta: tutti avanti in ordine sparso, dall'Ice alle Camere di commercio, e le aziende italiane soffrono impotenti.
Siete riusciti a bloccare i falsi?
Sì, ma immagini lo sforzo e i costi. Passa qualche giorno dalla truffa italiana e vado in Cina per un'importante fiera del settore. Faccio un giro e mi trovo un'intera collezione Guzzini, con prodotti da tavola e da cucina, copiata e regolarmente in vendita nei padiglioni. Ho passato due giorni con gli avvocati per bloccare quella merce. Ripeto: sono costi che piccole e medie aziende non possono permettersi. Hanno bisogno di una mano dallo Stato.
Estratto da Economy del 16/06/06 a cura di Pambianconews