Ci sono voluti quattro anni, ma adesso la ristrutturazione di Marzotto può dirsi vicina alla conclusione. E per il gruppo tessile sta per aprirsi una fase nuova: diventare polo di attrazione per altre imprese del settore. «Oggi nel tessile la dimensione torna a contare, dice l'AD Stefano Sassi. Marzotto ha forza finanziaria e management, ha già delocalizzato da tempo, e può essere una casa ospitale per altre piccole e medie imprese». L'obiettivo sono aziende del tessile «con competenze e posizionamento già consolidato».
La Marzotto di oggi è ben diversa da quella di solo pochi anni fa: l'abbigliamento è stato scorporato l'anno scorso in una nuova società, Valentino Fashion Group, sono stati chiusi 4 stabilimenti su 8 e dimezzato il personale italiano. Più delocalizzata e con un portafoglio di prodotti più coerente. Modificata nell'azionariato: è uscito uno storico come Pietro Marzotto e oggi esiste un patto di sindacato che riunisce i rami familiari di Umberto Marzotto e di Andrea Donà dalle Rose. Fornita di un pò di «dote»: la partecipazione in Mediobanca, che viene ceduta poco per volta; l'incasso della vendita della quota in Zucchi; un patrimonio immobiliare ancora importante che in questo momento è preso in esame per capire come e con chi valorizzarlo.
L'amministratore delegato dà già per conclusa la riorganizzazione che, però, manca ancora di un tassello: Valdagno. La città da cui si è originata Marzotto. Ed è sul suo futuro che è in corso l'ultima trattativa con il sindacato. «Valdagno sarà il nostro punto di riferimento per le competenze», dice Sassi. Il sito sarà ridimensionato, coinvolgendo circa 150 persone, «ma senza Valdagno, aggiunge Sassi, non può esserci Nova Mosilana». Cioè lo stabilimento nella Repubblica Ceca, ulteriormente potenziato in questi anni, che serve a Marzotto per presidiare i settori dove la competizione è più forte, «uno strumento sostanziale, dice Sassi, per tenere i volumi». Mentre da Valdagno devono arrivare le innovazioni, la creatività, la qualità, tutto ciò, insomma, che consente di mantenere il ruolo di leader.
Chiusa la trattativa su Valdagno, la ristrutturazione di Marzotto, dice, è terminata. Non ci saranno ulteriori delocalizzazioni, «Nova Mosilana è già adeguata a rispondere alle nostre esigenze», mentre la joint venture costruita in Cina a fine 2005 «serve solo per servire quel mercato e capirlo meglio».
Estratto da CorrierEconomia del 22/05/06 a cura di Pambianconews