Prato è sinonimo di moda e non più soltanto di produzione tessile e di filati ma anche, e sempre di più, di confezioni di abiti e abbigliamento, con nomi di primo piano che operano nel distretto, da Patrizia Pepe a Flavio Castellani. Per questo intende rendere sempre più nitida in questo senso la sua immagine di distretto della moda. Il distretto però non cerca solo un rilancio di immagine ma anche di competitività.
Al nuovo governo Prodi gli industriali di Prato chiedono di attuare politiche capaci di incentivare lo sviluppo del distretto: “Comparare il costo dell'energia al resto dell'Europa diminuendo quel differenziale che oggi rende più caro del 30% il costo dell'energia in Italia”, ha specificato Carlo Longo, 44 anni, da due anni presidente dell'Unione industriale pratese, “attuare l'impegno preso in campagna elettorale sulla diminuzione di 5 punti del cuneo fiscale, penalizzante per le nostre imprese, eliminare gli ostacoli che impediscono l'aumento della concorrenza in tutti i settori e l'eliminazione dei monopoli, sviluppare le infrastrutture (interporto, bretella autostradale Prato-Signa, collegamento veloce con Firenze) e l'ambiente. Inoltre, Longo lavora perché Bruxelles metta a disposizione gli strumenti per rendere più competitivo il distretto del tessile e abbigliamento più grande d'Italia, dove lavorano circa 10 mila imprese, delle quali mille di extracomunitari, perlopiù di dimensioni artigianali, e dove opera anche la comunità cinese più grande d'Italia, con 30 mila censiti. ´Reciprocità è la nostra parola d'ordine”, ha affermato Longo, “le clausole di salvaguardia erano dovute: insisteremo con Bruxelles per ottenere un accordo sulla reciprocità con la Cina su lavoro, ambiente, dumping, valori sociali, ambiente, importantissimo”.
Il presidente dell'Unione industriale pratese, Carlo Longo, anche vicepresidente di Confindustria Toscana, si sta spendendo per aumentare e incentivare la competitività del distretto di Prato che da anni è alle prese con le secche della crisi che ha colpito il settore maturo dell'industria tessile, delocalizzata in Cina e India. “La ricerca ha salvato Prato, che ha sempre puntato su innovazione, ricerca e creatività ed è il partner per la collaborazione con le grandi firme della moda”, ha specificato Longo, “ma, al contempo ha saputo anche diversificare la produzione del distretto puntando nell'ultimo decennio su produzioni alternative, oltre alla meccanica, anche la cantieristica, e l'alimentare”.
Estratto da ItaliaOggi del 18/05/06 a cura di Pambianconews