Il francese Jean Marie Massaud è entrato a tutti gli effetti nel gotha delle star del design internazionale. I suoi lavori sono esposti nei musei del design di Amsterdam, Parigi, New York. Ha lavorato all'immagine architettonica degli show room Lancòme di Parigi, New York e Hong Kong. Ha progettato per Armani, Cappellini e Cassina. Il prossimo anno sarà presentata una sua colossale creatura: lo stadio da 50 mila posti di Guadalajar in Messico. Gli architetti saltano sempre di più dalle grandi alle piccole scale. Così lei passa dalla progettazione dello stadio in Messico al disegno di accessori per i bagni firmati Axor.
Cosa c´è di nuovo in quest´ultimo progetto?
«L´idea che il bagno non è un posto solo per lavarsi, ma per rilassarsi».
Come esprime questa filosofia a livello progettuale?
«Il problema del bagno, per come lo vedo io, è che tutti vogliono disegnare un rubinetto mentre non è necessario che ci sia un rubinetto. In bagno c´è l´acqua che deve svincolarsi dai classici accessori in cui viene incanalata».
Come vive il rapporto con la tecnologia?
«Quando è troppo evidente la giudico fastidiosa. Io cerco di creare un ambiente armonioso e rilassante dove l´acqua è l´elemento dominante e possono essere ribaltate le funzioni. Anzi io sarei per sommarle tra loro: da una sola fonte d´acqua si possono assolvere più funzioni».
Ci sono diversi punti di vista sul design attuale. Alcuni esultano per la fine del minimalismo altri condannano il barocco, qual è la sua posizione?
«Trovo sia solo un agitarsi inutile. Prendo le distanze da queste posizioni e preferisco lavorare sul lungo termine. Non m´interessa il design formale, ma quello che incide sui costumi e sugli usi. Da qui deriva la mia la mia scelta di lavorare solo con aziende che fanno investimento sulla ricerca e che lavorano sul rapporto tra uomo e oggetto».
Qual è la situazione del design francese oggi e il paragone rispetto a quello italiano?
«E´ un buon momento. Ci sono parecchi designer francesi che lavorano molto all´estero. E´ un bel periodo perché ci sono buone scuole che godono anche di sovvenzioni governative. In Italia invece i grandi maestri non hanno trasmesso ai giovani il loro genio e i designer giovani sono stritolati dai loro predecessori e non riescono a trovare una propria dimensione».
Estratto da Affari&Finanza del 15/05/06 a cura di Pambianconews