In Piemonte esiste uno dei più antichi distretti industriali italiani, il Biellese, con circa 80.000 occupati nei vari settori, fra cui la filiera del tessile (25.000 addetti, 1300 imprese, 90% piccole, 3.600 milioni di fatturato) e del meccanotessile (2.000 addetti, 300 milioni di fatturato, di cui oltre il 50% esportato). Biella è uno dei maggiori poli lanieri del mondo, il più importante nelle produzioni di alta qualità di filati e di tessuti di lana e altre fibre pregiate.
Il decentramento produttivo e la specializzazione per fasi e impianti di produzione ha generato un fenomeno di “fabbrica diffusa sul territorio”, ovvero un saper far sistema locale con acquisto e cessione di know-how, che genera nomi eccellenti con risultati di prim'ordine, come Zegna: 5.000 dipendenti, fatturato di 713 milioni (+13%), 86% di export, utili a 52,6 milioni (+18,4%), posizione finanziaria netta a 90,4 milioni (+7,2%), dato questo particolarmente significativo a fronte di circa 50 milioni l'anno di investimenti solo sui negozi monomarca.
Altra grande intuizione di Zegna fu la verticalizzazione del business completata già negli anni '80 con l'apertura delle prime boutique monomarca a Parigi e a Milano, premessa dell'accelerazione nella proiezione internazionale. I risultati sul fatturato retail parlano chiaro: +41% in Cina, +18% in Giappone, + 29% in Corea, +27% in Russia, +14% in Nordamerica, +19% in America Latina, +13% in Europa e in particolare Germania (+31%): oggi Zegna è presente in tutti e 5 i continenti, impegnata direttamente sui mercati esteri con unità produttive, filiali e punti vendita passati nel 2005 da 408 a 473, 187 di proprietà.
Il made in Biella dimostra, dunque, che le giuste sinergie con la filiera sono paganti. Quindi non è vero che tutto il nostro tessile/abbigliamento è a rischio: un settore di grande tradizione, pur se esposto alla nuova concorrenza sui prezzi da parte di paesi come la Cina, può avere successo a livello internazionale a patto di posizionarsi nella fascia alta del mercato, in cui il costo del lavoro incide meno, puntare sulla qualità, sul valore aggiunto e sull'immagine.
Estratto da La Repubblica del 11/05/06 a cura di Pambianconews