Tutto ebbe inizio nel 1837 quando i venticinquenni Charles Lewis Tiffany e John B. Young aprirono un negozio di articoli da regalo di alta gamma grazie all'aiuto economico del padre di Tiffany.
Da allora, Tiffany si è trasformata in una delle più grandi istituzioni americane, con 154 punti vendita in tutto il mondo, più di 5mila dipendenti, un fatturato mondiale di 2 miliardi e 400mila dollari, e con le vendite che hanno fatto registrare un +9 % nel 2005 sull'anno precedente. «In Europa abbiamo raggiunto un fatturato di 200 milioni di dollari nel 2005, ma contiamo di crescere nel prossimo biennio e puntiamo tutto sull'apertura di nuovi punti vendita», spiega Cesare Settepassi, presidente per l'Italia e vice-presidente per l'Europa di Tiffany & Co. dal marzo 1994.
Le boutique Tiffany nel Vecchio continente aprono ormai al ritmo di due-tre all'anno: per settembre è prevista l'inaugurazione di un corner a Vienna, nella zona di Kohlmarkt, uno dei quartieri storici della capitale austriaca, ed entro l'anno ad Amburgo. A breve, inoltre, dovrebbero concludersi i lavori di ristrutturazione del negozio di Bond Street, a Londra. Un investimento ingente, quello londinese, che ha impegnato la società americana per svariate decine di milioni di euro. Per il biennio 2007-2008, Tiffany Europa punta sulla Spagna e, naturalmente, sui mercati emergenti, in testa Russia e Cina, dove è comunque già presente a Pechino e Shanghai. Ben coperto il Giappone, che rappresenta il secondo mercato delle vendite dopo gli Stati Uniti. Tre i negozi in Italia, a Milano, Firenze e Roma, che «crescono con una rapidità fantastica», dichiara Settepassi.
Merito anche della «democrazia dei gioielli Tiffany», spiega. «Il range dei nostri clienti è vastissimo: riusciamo ad accontentare chi desidera il solitario da 1 milione di euro e chi, invece, può spenderne solo mille». Una filosofia aziendale che, unita alla personalizzazione, alla ricerca estrema dei dettagli e ai più alti standard di qualità, ha consegnato Tiffany ai miti dei giorni nostri.
Estratto da Capital del 9/05/06 a cura di Pambianconews