Da quando ha preso la direzione di Vogue Italia, nel 1988, Franca Sozzani ha sempre fatto la differenza: ha lanciato e allevato artisti, fotografi, stilisti, mostre, fenomeni sociali e tendenze. Tanto da diventare uno dei pochi italiani nel mondo il cui parere conti davvero qualcosa. Come si fa a rimanere così a lungo influenti, e davanti a tutti gli altri, da Londra a New York, da Tokyo a Parigi? Bisogna avere una fede quasi religiosa nel talento ed uno sguardo sempre nuovo sulle cose e le persone. Proprio con queste motivazioni l'8 maggio, la fondazione Sandretto Re Rebaudengo le consegnerà il primo Premio stellare.
Lei ha spesso detto di essere preoccupata perché nella moda italiana non c'è stato un vero ricambio di leve creative.
È vero, è un problema che mi sta molto a cuore. I nostri grandi stilisti hanno allevato pochi giovani, forse perché il lavoro e il giro di affari si sono fatti così vorticosi che ognuno cerca più che altro di amministrare molto bene il suo.
Eppure, tra i giovani italiani qualcosa si è mosso. Le faccio i nomi di tre talenti nuovi: Frida Giannini che va a dirigere Gucci, raccogliendo l'eredità non facile di Tom Ford, Riccardo Tisci a Givenchy, Stefano Pilati chiamato a dirigere Yves Saint-Laurent con una telefonata del fondatore.
Una vera e propria investitura, infatti, per tutta la moda italiana. Dovremmo esserne orgogliosi, invece spesso, appena un giovane esce, tutti sui giornali italiani sono pronti a massacrarlo, e questo alle volte mi fa davvero rabbia. Sono giovani, ovviamente hanno poca esperienza, ma stanno già facendo tutti loro un ottimo lavoro.
Con "Vogue Italia" avete investito su alcuni artisti e fotografi per farli crescere. Uno è stato Bruce Weber.
Sì, e poi Herb Ritts, Steven Meisel, Peter Lindberg e molti altri. Quando ho iniziato la direzione di Vogue, ho deciso di puntare su un linguaggio visuale. E ho parlato anche attraverso delle immagini molto forti. Quando c'è stato il periodo grunge con stilisti come Marc Jacobs, ad esempio, facemmo un servizio con la modella Kristen McMenamy e con Stella Tennant, una ragazza aristocratica inglese, ma che metteva anche lei l'anello al naso, dato il momento. Si era nel 1993-94, in pieno minimale, e venimmo fuori così, prendendo anche delle critiche.
Estratto da Panorama del 5/05/06 a cura di Pambianconews