Rania di Giordania, ma anche Madonna, Kate Moss. Sono solo alcune delle regine dello star system internazionale che si sono viste recapitare a domicilio una pochette in cavallino rosso con un manicogioiello e una targhetta che recava il nome del mittente: Nuti. Chi spediva era Ilaria Nuti, 37 anni, una stilista con in tasca una laurea in relazioni pubbliche allo Iulm, agli esordi come designer di una casa di borse un pò eccezionali. «È stato un modo forse un pò bizzarro e, col senno di poi, eccessivo, per lanciare a livello mondiale la nostra prima collezione» racconta la stilista, che nel 2002 ha fondato la Nuti di Vicenza con il fratello Federico, di 32 anni. Quel che è certo, però, è che l'operazione ha messo in chiaro da subito qual era il target da raggiungere: il più alto.
«Sono l'esclusività dei materiali utilizzati, perlopiù struzzo e coccodrillo, e la lavorazione artigianale, rigorosamente made in Italy, a determinare il nostro posizionamento» continua Nuti, che si è fatta le ossa lavorando sin dal 1994 nell'azienda di famiglia, la Diana Spa, che produceva accessori in pelle per conto di case come Valentino, Armani, Gianfranco Ferré e Donna Karan. «Le nostre pelli sono lavorate con una concia al vegetale» dice «che le rende morbide ed elastiche, e rifinite con una serie di tamponature a mano che ne fissano il colore in maniera unica, assicurando sfumature difficilmente riproducibili».
«Nei primi mesi del 2000 una serie negativa di vicende personali ci ha spinto a chiudere l'azienda di famiglia» racconta l'imprenditrice. «Eravamo a un bivio: abbandonare oppure reinventarci un business e mettere a frutto l'esperienza accumulata negli anni. Abbiamo scelto la seconda via». Così anche la fabbrica è rimasta e, con essa, la maggior parte degli artigiani. Oggi alla Nuti lavorano una ventina di persone e il giro d'affari, in poco più di due anni di attività, ha raggiunto i 3 milioni di euro con una crescita, anno su anno, del 50% circa.
A farla da padrone sono stati, e sono tuttora, i mercati esteri: contribuiscono per il 70% circa del totale del fatturato, soprattutto negli Stati Uniti. «Nel 2004 abbiamo siglato un accordo di distribuzione con i grandi magazzini Sacks cui, nel 2005, si è aggiunto anche quello con la concorrente Neiman Markus» chiarisce Nuti. Tra i mercati più attivi, poi, spiccano Giappone, Hong Kong, Singapore e la new entry Russia. Mentre nell'Europa occidentale sono Austria, Svizzera e Francia ad aver fatto da apripista. «All'estero, ancor più che in Italia, a contare è la qualità del prodotto» conclude la stilista.
Estratto da Economy del 5/05/06 a cura di Pambianconews