Valeria Fedeli, segretaria della Filtea-Cgil, lo definisce «un accordo chiuso con coraggio da parte dei datori di lavoro». È il rinnovo del secondo biennio economico dei tessili, sottoscritto martedì scorso dalle parti, che prevede aumenti pari a 75 euro al mese (+6,1%). Ieri è stato firmato anche quello dei calzaturieri.
Di quale coraggio parla, segretaria?
«Di quello dimostrato dalla controparte che ha accettato di stare nelle regole. In un primo momento, infatti, i datori di lavoro ci avevano chiesto delle contropartite di tipo normativo come l'unilateralità nella gestione delle ferie o la richiesta di lavorare 8 ore in più a parità di salario. L'obiettivo era contenere i costi o aumentare la flessibilità. Ma poi ci hanno rinunciato».
Come pensate di rilanciare il settore?
«Vogliamo un tavolo governativo per il settore della Moda, al cui interno si parli in modo specifico delle piccole imprese. Il tutto collocato nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni. Questo tavolo dovrebbe servire a riorganizzare i distretti che sono stati il motore del nostro sviluppo e che ora versano in una grave crisi».
Concretamente, cosa si può fare per rispondere all'assalto dei prodotti cinesi?
«Prima di tutto chiediamo d'investire sulla qualità e la differenziazione del prodotto attraverso l'innovazione. Finora il nostro sistema ha esportato il 60% della produzione nei Paesi più vicini: dobbiamo andare più lontano, ma come sistema». Le piccole imprese da sole non sfondano. Ma quelle grandi potrebbero trascinarsi dietro tutta la filiera, però a volte preferiscono produrre all'estero perché non c'è convenienza a produrre in Italia. Il cambiamento avviene se, ad esempio, un tessuto fatto nel nostro Paese diventa riconoscibile come tale. A quel punto il consumatore, sapendo che sta comprando qualità, troverà giusto spendere un po' di più, ripagando così i costi della nostra produzione».
È solo un problema dei produttori?
«No, la vera sfida è con i commercianti e gli importatori: è a loro che chiediamo di porsi il problema etico del tipo di merce che trattano».
Estratto da Corriere della Sera del 13/04/06 a cura di Pambianconews