Meltin'Pot, SuperRifle, Franklin&Marshall e Sabelt hanno spiegano i loro piani in occasione della tavola rotonda organizzata da Kpmg. Sebbene aumentino i consumi di abbigliamento (dai 55 miliardi di euro del 2003 ai 57 miliardi nel 2004) e rimangano stabili quelli in scarpe (con una spesa di 15,2 miliardi nel 2003 e di 15,6 miliardi del 2004), i punti vendita si riducono rispettivamente a quota 27 mila e 7 mila. Nel primo caso poi, sempre secondo l'indagine Kpmg, il 70% dei punti vendita è di piccolo-medie dimensioni, contro il 67% della seconda categoria. Circa il 20% delle attività di abbigliamento ha una redditività inferiore a zero, dato che si ferma al 18% nel settore calzaturiero. I risultati? Una selezione naturale, che porta a una riduzione di circa il 12% dei punti vendita, e le nuove aperture che non riescono a eguagliare le chiusure, superiori del 30%. Per affrontare questa congiuntura hanno spiegato i loro piani retail (tra gli altri) marchi come Meltin'Pot, SuperRifle, Franklin&Marshall e Sabelt.
Meltin'Pot rinnova la distribuzione. "Facilitare la rotazione della merce, destagionalizzare il denim con sviluppo di nuove collezioni e rifornire il retail quando ha finito la stagione precedente costituiscono la nostra tattica", spiega Augusto Romano, direttore generale Meltin'Pot. "Il problema è che i negozi sono uguali a venti anni fa: non è che i consumatori non comprano, piuttosto è difficile indurli a entrare negli store". Gli obiettivi del brand salentino sono, perciò, fidelizzare la clientela e aumentare la penetrazione nel punto vendita, per consolidare la quota di mercato. Gli store vengono così personalizzati, secondo Romano, e supportati da una comunicazione dedicata e con sostituzioni rapide. "Diversificando e puntando sui multimarca", conclude Romano, "siamo arrivati non solo in America, ma ora anche in Giappone, Sud America, Australia e Nord Africa".
SuperRifle e Garibaldi. "Il gruppo Rifle sta rilanciando il suo marchio SuperRifle", afferma Francesco Balduzzi, d.g. di SuperRifle spa, "con pubblicità, eventi in store e testimonial nuovi". Il marchio ha selezionato infatti il suo retail, ha ridotto referenze e sotto-marchi, concentrandosi sui popular blue event e su Garibaldi come volto immagine, a conferma delle sue origini tricolore. A corredo anche la sponsorizzazione di Arezzowave, che porta nelle vetrine dei negozi console e dj in carne e ossa della manifestazione musicale toscana, e poi party o concorsi fotografici per chi veste Rifle.
L'originalità di Franklin&Marshall. Tra stime e previsioni negative, anche il settore abbigliamento ha la sua start up: Franklin&Marshall, marchio veronese che riprende lo stile dei college americani. "Abbiamo visto un mercato inesplorato e il desiderio della clientela per uno streetwear diverso", precisa Giuseppe Albarelli, a.d. del marchio, "ecco il motivo del nostro successo di pubblico e i pilastri che sorreggono le nostre vendite". Franklin&Marshall ha aperto un outlet nel Veronese e un monomarca in centro a Milano "ma il piano si concentra", continua Albarelli, "soprattutto sui multimarca e, a eventuale supporto, l'apertura di un monomarca all'anno". La filosofia che sosterrà Franklin&Marshall, a giudizio del suo a.d., è una collaborazione più stretta con il punto vendita e l'avvio delle sostituzioni per spingere in su il fatturato.
Sabelt fa co-branding. "Abbiamo lanciato la nostra prima scarpa da ginnastica assieme a Louis Vuitton, nella fascia alta", riassume Gregor Marsiaj, direttore progetto fashion di Sabelt, "un'operazione in co-brand utile sia per creare una comunicazione adatta sia per essere presente nel network distributivo della griffe. Soprattutto all'estero". Il passo verso il mondo moda, infatti, è stato lungo per l'azienda piemontese, visto che il suo core business è nella produzione di cinture di sicurezza per auto. Al progetto con Vuitton si è aggiunta poi quello con il gruppo Fiat, di cui Sabelt era già sponsor con i brand Lancia, Alfa Romeo e Fiat. Nel mirino, poi, sono finite operazioni per corner e visual merchandising. "Il co-marketing è utile anche per le piccole aziende", conclude Marsiaj, "che altrimenti avrebbero l'onere d'innovare il prodotto ogni stagione'. Ad oggi Sabelt mira a portare le sneaker nei negozi di accessori tecnici per auto (dove vende le sue cinture di sicurezza) e desidera concludere un'altra intesa con una nuova casa automobilistica.
Estratto da ItaliaOggi del 12/04/06 a cura di Pambianconews