Piero Bisazza, dopo una separazione e una svolta aziendale, è saldamente alla guida della società di Alte (Vicenza), leader mondiale nel settore del mosaico di vetro. Un'impresa che ha superato la soglia dei 100 milioni di fatturato ed è stata segnalata da Mediobanca tra le 27 aziende italiane più dinamiche del Paese.
Anche lei ha spostato il prodotto verso la fascia alta.
I mosaici ormai si fanno in tutto il mondo, dal Brasile alla Cina. Noi dobbiamo vendere un prodotto unico per qualità e con un marchio a prova di bomba. Per fare ciò servono grandi investimenti: attorno al 10% del fatturato.
Che cosa significa li lusso applicato ai mosaici?
Vendere un mosaico come se fosse un vestito o una borsa di alta moda. Un pro
dotto firmato come quelli di Hermès o Chanel, per capirci.
A quante filiali e showroom pensa?
Per il momento abbiamo dieci filiali nel mondo, da Mosca a Shanghai, e una rete di 4 mila distributori. Dobbiamo arrivare al più presto a un negozio monomarca ovunque c'è una nostra filiale. Mentre per quanto riguarda la produzione testa e cuore dell'azienda resteranno sempre qui, nel Nord-Est.
A 100 milioni di fatturato vado in Borsa: nel 2005 l'obiettivo è stato raggiunto, ma di quotazione ancora non si parla.
Posso andare in Borsa direttamente, o attraverso un passaggio intermedio con la cessione di una quota di minoranza a un fondo di private equity. Sto decidendo. E intanto conto di arrivare, per il 2007, a un fatturato di 140 milioni di euro.
Significa un aumento del 40%.
Lo faremo per linee interne e con qualche acquisizione. Piccole aziende di nicchia. Qualche volta, purtroppo, nelle mani di imprenditori che sognano la luna e rendono tutto più difficile.
Pensa anche di diversificare?
Assolutamente. Due esempi: il settore dei mobili, nel quale siamo già entrati, e tutti i prodotti e gli accessori per il bagno che oggi hanno i mosaici Bisazza.
Parliamo della fine delle baruffe a casa Bisazza.
La cosa è semplice. C'erano tre fratelli: mio padre Renato e i miei zii Carlo e Pino. Quest'ultimo è stato liquidato e ha fatto la sua nuova azienda. Per quanto riguarda le azioni il 50% appartiene alla famiglia di Renato e l'altro 50% a quella di Carlo. Parlo di famiglie perché nella nuova generazione, con me, ci sono altri 8 cugini.
Estratto da Economy del 7/04/06 a cura di Pambianconews