Mario Boselli, presidente della Camera della moda, imprenditore serico (adesso al comando di Marioboselli Holding ci sono i suoi due figli, che raccolgono il testimone di un'attività vecchia di 500 anni) e banchiere (è presidente di Centrobanca e vicepresidente Bpu), di fronte alle difficoltà del settore non cerca eufemismi.
L'apertura del mercato europeo alla concorrenza asiatica era nota a tutti da tempo. Perché non si sono preparate le contromisure?
Per la verità, erano state fatte delle previsioni di aumento delle importazioni a due cifre, ma da un massimo ipotetico del +99% siamo schizzati immediatamente su valori molto, ma molto, superiori. Le questioni che riguardano i dazi, le etichette, il made in Italy sono tutte cose importanti per cercare di limitare i danni, ma resta il fatto che oggettivamente Cina e India ci faranno molto male.
Possiamo solo stare a vedere?
No, sono fermamente convinto che se noi non possiamo arginare questa ondata di importazioni, possiamo però reagire spingendo con forza sulle esportazioni proprio in quegli stessi Paesi. Solo così se ne esce.
In Cina, ma anche in India, c'è posto per tutti oppure è importante arrivare per primi?
Dobbiamo assolutamente arrivare per primi, sono mercati da conquistare come e meglio di quanto abbiamo fatto in passato con altri, come il Giappone.
Il supporto pubblico c'è?
Con Adolfo Urso, responsabile del Commercio estero, abbiamo lavorato benissimo. Della Simest, che è socia della nostra iniziativa in Slovacchia, posso dire solo tutto il bene possibile. Sace, e soprattutto Ice, hanno ancora da lavorare.
Lei si prodiga sul fronte estero, ma nel frattempo in patria c'è chi le fa qualche brutto tiro. Sei mesi fa, durante la settimana della moda, scapparono tutti a Parigi lasciando Milano, e la sua Camera della moda, in un mare di guai…
È stato un momento bruttissimo. Avevamo tenuto duro contro le richieste americane. Poi due, tre grandi nomi della moda italiana hanno voluto fare di testa loro e noi siamo rimasti a raccogliere i cocci.
Irresponsabili?
Sono grandi imprenditori, fortissimi sul mercato. Il Paese deve molto a loro e non possono essere messi sotto accusa se fanno i propri interessi. Certo che i colleghi francesi si comportano diversamente, per loro anche il sistema conta…
Estratto da Economy del 24/03/06 a cura di Pambianconews