«Un settore salito sulle passerelle del made in Italy, ma che deve ancora trovare la stessa marcia della moda». È questa la fotografia dell'arredamento italiano scattata dal superconsulente Carlo Pambianco. «Il mobile, spiega, non ha ancora vissuto la propria età dell'oro. Quella, per intenderci, dei grandi stilisti che permisero alla moda di fare il salto di qualità e dimensionale indispensabile per sfondare all'estero».
«L'arredamento, continua Pambianco, ha imboccato la giusta strada puntando su qualità e design, cioè la fascia alta che non rischia l'attacco delle catene stile Ikea». Ma la tipologia del comparto ancora ne frena la consacrazione, sebbene il Salone del Mobile di Milano abbia una tradizione non certo meno blasonata della Settimana della moda.
«È una questione di dimensioni ridotte», dice l'esperto. Si pensi, per esempio, che è circoscritto il numero di aziende quotate (Natuzzi, Targetti, Sicc, Beghelli). E che il fatturato medio nel 2004, secondo Pambianco Strategie di Impresa, si fermava a 37 milioni. L'assenza di strutture finanziarie all'altezza (il private equity inizia solo ora a puntare sul settore) sta rallentando la crescita (+3,2% nel 2004 a 2,5 miliardi). «Del resto, conclude Pambianco, per avviare un negozio di mobili occorrono investimenti decisamente superiori a quelli necessari per aprire una boutique».
Estratto da Monthly del 23/03/06 a cura di Pambianconews