Sono oltre 150 i distretti produttivi in Italia e rappresentano la scommessa dell'economia italiana. Secondo il Monitor dei distretti di Banca Intesa, che ogni tre mesi monitora l'evoluzione del settore, nel 2004 le aree industriali italiane hanno fatturato complessivamente all'estero beni per 57,755 miliardi, una quota pari al 21,3% del valore complessivo dell'export italiano. Gli addetti sono in tutto oltre 865mila e rappresentano il 17% della complessiva occupazione nazionale.
Altre analisi, ad esempio quelle di recente rilanciate dall'Ice, l'Istituto per il commercio estero e dallo stessa Istat, fanno salire al 40% il valore dell'export frutto dei distretti e la stessa occupazione sale abbondantemente oltre il milione di unità.
Analizzando i dati per aree geografiche e regioni si nota che la locomotiva, nonostante le delocalizzazioni di parte o di tutta la produzione manifatturiera effettuate negli anni, continua a essere il Nord-Est, dove il valore dell'export raggiunge i 25 miliardi, pari al 28,7% del totale delle esportazioni dell'area.
Nel Centro-Nord la Toscana soprattutto grazie ai poli conciari, la moda e l'oro, ha fatto registrare le prestazioni migliori di export in valori economici assoluti, ma va messo in luce anche il dato delle Marche, culla di poli tradizionali come quello delle calzature, mobili ed elettrodomestici, presenti con i propri prodotti in ogni angolo del mondo. In questa regione, per ogni 100 euro fatturati all'estero, 50 sono dovuti ai manufatti dei distretti.
Il Sud, invece continua a rappresentare un enorme potenziale inespresso. Attaccato in modo spesso sleale anche nelle punte di eccellenza, rappresentate a esempio dal polo serico di Caserta o da quello del salotto e dell'imbottito di Matera/Bari, non riesce ad andare oltre i tre miliardi.
Nel terzo trimestre 2005 l'evoluzione dell'export dei poli manifatturieri ha però subìto un rallentamento sia della crescita che della redditività. «La maggior parte di questo gap, spiega Gregorio De Felice, chief economist di Banca Intesa, è dovuto alle imprese piccole e piccolissime. Nel caso delle realtà più grandi, invece, si notano risultati simili o in alcuni specifici settori addirittura migliori per le imprese distrettuali. Le imprese di maggiori dimensioni, anche nei distretti, si stanno muovendo verso nuovi modelli strategici. L'identikit dell'impresa distrettuale vincente è quello di un'Azienda che ha adottato in modo più intenso strategie relative all'innovazione tecnologica e di design, che le consentono di introdurre nuovi prodotti, anche ricorrendo a relazioni con soggetti esterni».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 21/03/06 a cura di Pambianconews