Nel 2005 crescono a due cifre i ricavi di Luxottica, Loro Piana, Bulgari, Tod's, Gucci, Dolce & Gabbana e Zegna che consolidano anche i margini. Restano al palo i brand intermedi: Max Mara, Miss Sixty, Miroglio, Stefanel, Benetton. A loro danno gioca l'effetto clessidra: le griffe si difendono bene grazie a prodotti esclusivi e riconoscibili, i brand di medio livello invece, da un lato, devono resistere alle incursioni delle griffe e, dall'altro, devono respingere gli attacchi di marchi come Zara e H&M, che offrono prodotti trendy e dal buon rapporto prezzo-qualità.
Alla fine, nella fascia dei luxury goods Luxottica ha aumentato i ricavi del 34%, Tod's e Loro Piana intorno al 20, Mariella Burani del 16, Gucci del 14, Zegna e Dolce & Gabbana del 13 e Bulgari dell'11. Nel casual di alto livello svettano Replay (+40%) e, a distanza, Diesel (10%). Per l'anno in corso le stime sono più prudenti e comunque confermerebbero il copione del 2005: Luxottica, leader mondiale degli occhiali griffati, prevede di realizzare, nell'ipotesi di un cambio medio eurodollaro di 1,24, una crescita dei ricavi compresa nella forchetta 4,7-4,8 miliardi, equivalente a +8/10%. Più o meno la stessa stima di Francesco Trapani, AD di Bulgari. Merrill Lynch stima +15% per Tod's mentre il management di Replay prevede un +20%.
Da un report di Pambianco Strategie di Impresa, emerge che l'anno scorso i primi 25 gruppi del sistema moda italiano hanno aumentato i ricavi di oltre il 12% a 25 miliardi. Quasi il doppio rispetto al mini balzo, il 6,4%, del 2004. L'incidenza degli utili sui ricavi dovrebbe passare dal 5,3 al 6 per cento.
«È in atto, sostiene Carlo Pambianco, un processo di polarizzazione sulle fasce alta e bassa del mercato. Il fenomeno è più evidente nel calzaturiero: il made in Italy è in piena crisi perché gran parte dell'offerta è concentrata nella fascia intermedia. Marciano spedite le produzioni di lusso e di minore qualità: ma, in quest'ultima, bisogna fare i volumi per sfruttare le economie di scala. Purtroppo le nostre imprese sono piccole e non ce la fanno».
In generale la riscossa delle aziende del fashion è stata facilitata dalla domanda sui mercati americano e asiatico nonché dal recupero del dollaro. Ma il mercato ha premiato anche chi ha spinto di più sugli investimenti pubblicitari: i primi 100 gruppi, su un campione di 500, hanno aumentato i budget del 10% mentre gli altri 400 li hanno tagliati del 25. «La crescita dei gruppi del lusso conclude Pambianco, continuerà anche nell'anno corrente: le aziende hanno già venduto le collezioni P/E 2006 e i riscontri sono stati positivi».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 20/03/06 a cura di Pa
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