Con la vendita di Jil Sander al fondo di private equity Change Capital Partners e quella di Helmut Lang al gruppo giapponese Link Theory Holding Co, Prada ha dichiarato chiusa la stagione delle acquisizioni internazionali.
Con la stessa decisione con cui si era mosso per formare un gruppo internazionale, Patrizio Bertelli ha preso atto delle difficoltà di gestione e deciso di concentrarsi sui marchi italiani, riuniti nella Prada spa: Prada, Miu Miu, Car Shoe, la linea di scarpe e borse che sta marciando a pieno ritmo. Più l'unica eccezione, francese: quel piccolo gioiello che è Azzedine Alaia. Tutto il resto, considerato non strategico, è stato bloccato o ceduto.
È proprio la lucidità di Bertelli, che è stato in grado in due anni di mutare radicalmente strategia, che porta a riflettere sulle esitazioni degli altri gruppi italiani, detti «del lusso accessibile». It holding, specializzato nelle licenze e concentratissimo sul brand Ferré, sta attraversando una fase di riprogettazione dei marchi. Malo, che annuncia di non aver rinnovato il contratto, in scadenza nell'anno, con la new entry Fabio Piras, è anche in cerca di top manager e, tra gli altri, ha contattato per il ruolo di coordinatore del progetto Antonio Gallo, che è l'artefice di Pirelli P. Zero. Mentre Extè per il momento non sfila, Gigli e Gentry Portofino sono stati ceduti.
L'unico a crescere, con lungimiranza imprenditoriale e produttiva è Mariella Burani Fashion Group, che è sul punto di quotare in Borsa Antichi Pellettieri, società il cui principale azionista, dopo la famiglia, è il fondo di investimento LCapital, conquistato dalla coerenza del progetto. Dove sono l'autonomia delle singole marche e il rispetto della loro personalità a costituire le caratteristiche, non l'intervento pesante sul design che finisce per appiattire e sconvolgere lo stile di una griffe.
Estratto da CorrierEconomia del 20/03/06 a cura di Pambianconews