Se per le griffe del lusso non è stato difficile entrare nel mercato cinese grazie al fascibno esercitato dal made in Italy, le piccole e medie imprese dell´abbigliamento hanno dovuto puntare su tutta la loro creatività. Su questo fronte i produttori veronesi hanno scelto di vendere know how made in Verona ai produttori locali e porteranno a casa le royalty. E, nel contempo creeranno nuove opportunità a tutto il distretto della moda scaligera che conta almeno duecento aziende.
L'iniziativa è stata organizzata dal “Consorzio Verona Pronto Moda“, nato per captare le evoluzioni del mercato, coglierne le opportunità e aiutare le aziende a metterle in pratica. «Siamo partiti con cinque imprese consorziate. E oggi che ne contiamo una quarantina, racconta Roberto Rossi, vice presidente del Consorzio, oltre che responsabile dei progetti di promozione e commercializzazione delle imprese locali all'estero, in pratica siamo diventati il riferimento per tutto il distretto della moda scaligera». Una sorta di braccio operativo che gestisce le iniziative di sviluppo. E di cui, l'ultima in ordine di tempo, è appunto la campagna cinese.
Insieme a un imprenditore tessile locale il Consorzio ha aperto un ufficio commerciale a Shanghai nella zona di Pudong. «Il nostro partner, dice in proposito Rossi, lavora da tempo con l'Europa e conosce le regole del gioco. Il suo ruolo è di metterci in contatto con le aziende cinesi che vogliono i prodotti italiani». Una volta avviata la partnership, gli italiani, a fronte di sostanziose royalty, ci mettono il know how (design, materiali da usare, stile) e i locali producono le collezioni. «Quattro all'anno, spiega Roberto Rossi, per rinnovare continuamente il prodotto. Ma anche per creare nuove opportunità alle aziende del distretto veronese. In altre parole, in ogni collezione viene inserita una serie di modelli da realizzare con particolari tessuti o accessori che vengono prodotti solo nel distretto di Verona. Giocoforza comprarli dall´Italia».
Il prossimo passo, una volta che i cinesi si perfezioneranno nel lavorare con gli stessi dettami di qualità del made in Italy, le pmi si faranno produrre anche le collezioni destinate ai mercati di tutto il mondo. Riducendo di molto i costi e mantenendo la qualità.
Estratto da Affari&Finanza del 13/03/06 a cura di Pambianconews