Cinquant'anni di storia e un risultato certo: il mosaico grazie a loro è diventato un rivestimento elegante e versatile, punto di riferimento per il progetto delle superfici. Un prodotto del Made in Italy apprezzato in tutto il mondo.
Cominciamo con un po' di storia: quando è nata l'azienda?
Rossella Bisazza – È stata fondata da nostro padre Renato nel 1956 che ha iniziato aiutato da un tecnico sviluppando il primo forno industriale per mosaico di vetro. Negli anni Sessanta l'azienda ha avuto le prime grandi commesse in Francia, in Medio Oriente, in Estremo Oriente, si trattava soprattutto di rivestimenti per esterni.
Parliamo della “Nuova era Bisazza”: marchio di tendenza, punto di riferimento per i1progetto delle superfici. A quando risale l'arrivo di Piero a guida dell'Azienda?
Piero Bisazza – Sono amministratore delegato di Bisazza dal primo gennaio del Duemila. Da allora ho portato avanti due obiettivi: la valorizzazione del marchio e la distribuzione capillare del prodotto a livello internazionale. Per quanto riguarda il primo punto, la sfida è stata prendere un prodotto classico come il mosaico e dargli contemporaneità, cercando di continuare il lavoro già impostato dagli art director, Alessandro Mendini (1995-1999) e Fabio Novembre (2001-2004). Due figure agli antipodi: Mendini è un bidimensionale, un decorativo, ha lavorato soprattutto sulle superfici; Fabio un organico, un plastico, con lui il mosaico ha preso anche volume. Si tratta anche di due generazioni diverse; è stata una scelta consapevole, per dimostrare la versatilità del prodotto.
I risultati hanno soddisfatto le aspettative Ci dia un po'di numeri e ci parli del secondo punto, le strategie distributive internazionali.
Piero – Ho appena ricevuto i valori del 2005, abbiamo superato 1 100 milioni di fatturato, con una crescita del 14,6% rispetto al 2004. Un risultato soddisfacente se pensa che nel 2000 il bilancio era di 46 milioni di euro. Per quanto riguarda l'estero, credo che se un'azienda non ha un braccio distributivo forte non va da nessuna parte. Dal 2000 abbiamo aperto dieci filiali internazionali che vogliono riprodurre quello che facciamo in Italia, dove abbiamo 2.000 punti vendita. Noi vendiamo circa due milioni di metri l'anno di mosaico in centinaia di migliaia di piccolissimi ordini: perciò abbiamo optato per una distribuzione capillare, capace di fornire il mosaico ovunque anche in quantità ridotte e in tempi brevi. In ogni filiale estera (Francia, Germania, India, Inghilterra, Spagna, Russia, America, Australia e Cina dove ci sono 2 filiali a Hong-Kong e Shangai) abbiamo un magazzino che stocca il prodotto. Queste filiali sono bracci commerciali con un direttore che ha agenti sul territorio per costruire capillarmente tanti punti vendita indipendenti. In Germania sono circa 600, negli Stati Uniti 800, Nel giro di un paio d'anni abbiamo l'obiettivo di avere 10.000 punti vendita in tutto il mondo.
Qual è l'andamento del mercato interno e quali sono i paesi dove incidete di più?
Piero – In Italia siamo cresciuti dell'1 1% quest'anno abbiamo chiuso a oltre 35 milioni di euro. Il rapporto tra Italia e gli altri mercati è 40% di fatturato nel nostro paese e il restante 60% così ripartito: Stati Uniti, Germania, Russia e a seguire gli altri.
All'estero avete punti vendita che gestite direttamente?
Rossella – A Berlino, Londra, New York e a Parigi dove inaugureremo il prossimo 16 marzo in rue Madame in pieno Saint Germain, un negozio di 250 metri quadrati con molte vetrine. Abbiamo davvero faticato a trovare lo spazio e l'indirizzo giusto. A New York siamo a Soho in Green street, che quartiere dell'italian design: è importante essere vicini anche ad altri marchi, questo ci rafforza.
Estratto da Panorama del 10/03/06 a cura di Pambianconews