Marzotto esce da Zucchi. Ieri la società presieduta da Antonio Favrin ha ceduto al fondo Amber Master (Amber Capital Lp) tutte le azioni che possedeva nell'azienda di biancheria per la casa (21,54% del capitale ordinario e 25% delle azioni di risparmio) al prezzo di 3,1 euro per titolo. Sopra, cioè, al valore di Borsa, che infatti ha accolto la notizia con un rialzo delle Zucchi del 7,89%.
Da tempo Marzotto aveva dichiarato non strategica questa partecipazione, ricevuta in cambio della vendita di Bassetti a Zucchi. Ma dietro la cessione c'è una divergenza sulle strategie della società, i cui risultati da un paio di anni sono piuttosto deludenti. Zucchi aveva chiuso il 2004 con una perdita di 18 milioni di euro e nel 2005 le cose non sono andate meglio, anzi sul risultato finale – che sarà approvato dal consiglio di amministrazione il 24 marzo – «peseranno anche i costi della ristrutturazione che ha portato a una riduzione di personale di 750 persone», dice l'amministratore delegato Franco Todisco.
Dietro l'annuncio di ieri ci sarebbe, però, soprattutto, il ruolo della famiglia fondatrice nella gestione dell'impresa. Famiglia che la scorsa settimana (ma è stato pubblicato ieri) ha riunito il suo 54% del capitale Zucchi in un patto di sindacato. Sarebbe stato quest'ultimo fatto a convincere definitivamente Marzotto all'uscita. Dice, per esempio Andrea Donà Dalle Rose, vice presidente Marzotto e fino a due mesi fa consigliere di Zucchi, che la cessione è stata motivata dal fatto che «non si intravedeva la possibilità di migliorare i cattivi risultati della società per la rinuncia della famiglia a fare un passo indietro».
Più sfumato Antonio Favrin, secondo il quale «la famiglia ha saputo gestire Zucchi con molta capacità per anni, durante i quali noi abbiamo fatto gli sleeping partner. Oggi con un cambiamento di mercato, con l'apertura dell'economia mondiale, l'azienda deve cambiare pelle e affrontare una nuova fase economica. Abbiamo detto: o gestiamo l'azienda, ma non si può fare con il 21% e non è il nostro mestiere, o ci facciamo da parte e lasciamo fare il turneround a chi ha gestito finora l'azienda».
Nonostante l'uscita di Marzotto, gli Zucchi intenderebbero mantenere la direzione di una progressiva separazione dall'impresa. Oggi, infatti, la famiglia è fortemente presente, con una decina dei suoi componenti impegnati nella gestione, a partire dal vertice che vede due dei tre amministratori delegati (Matteo e Manlio Alberto Zucchi) e il presidente (Giordano Zucchi).
Estratto da Corriere della Sera del 8/03/06 a cura di Pambianconews