Il lusso brilla di più quando è lontano da Piazza Affari. È la tesi, un pò provocatoria, che emerge dà una ricerca di Pambianco Strategie di Impresa. La società di consulenza milanese ha messo in fila i nomi del lusso italiano (vedi tabella) assegnando a ogni griffe un punteggio che misura se e quali requisiti possieda un marchio per stare in Piazza Affari (il campione non include Marzotto e Valentino, per mancanza di dati storici) . Il risultato è un campanello d'allarme: i posti più alti del podio spettano a due player non quotati, nell'ordine a Diesel e Dolce&Gabbana. Solo terze e quarte due protagoniste del listino, Bulgari e Tod's. Peraltro, tallonate a ruota da Armani, gruppo di nuovo esterno alla Borsa.
Nel complesso, nelle prime sedici posizioni ci sono ben otto nomi che potrebbe aspirare al listino. Il condizionale è d'obbligo. Nel senso che la ricerca di Pambianco conferma un'anomalia storica, e pericolosa, del made in Italy, che continua a essere sottopesato in Piazza Affari rispetto al volume d'affari generato (42,5 miliardi nel 2004), a causa «della configurazione tipicamente familiare delle aziende italiane della moda, scrive lo studio in cui le famiglie preferiscono gestire direttamente e in modo riservato le loro aziende». Perciò, il rischio è che, tra quelli che «potrebbero», in pochi rispondano all'appello e rimandino la trasformazione in strutture più manageriali e finanziariamente attrezzate. Pambianco ritiene che in 3-5 anni sia realistico attendersi 10-12 quotazioni.
Tuttavia, la somma si ridimensiona se si tiene conto che la ricerca ha individuato ben 80 aziende (su un campione di 800) candidabili alla Borsa, con forti crescite di ricavi o margini, a marchi di livello mondiale. Pambianco evidenzia, inoltre, come il maggior numero di quotabili (46) abbia una dimensione compresa tra 50 e 250 milioni di fatturato. Insomma, non si parla più di mini aziende artigianali, bensì di realtà con le spalle larghe abbastanza per ben figurare a Piazza Affari. Ciò the manca, alla fine, è la mentalità giusta.
Estratto da Finanza&Mercati del 28/01/06 a cura di Pambianconews