La guerra sta per cominciare. In palio c'è la leadership dell'arredo «di qualità, ma dal costo contenuto», quell'arredo che finora aveva come massimo simbolo (in tutto il mondo, Italia compresa) un colosso chiamato Ikea. Sarà, oltretutto, una guerra tra «fratelli» visto che i due contendenti vengono entrambi dall'estremo Nord dell'Europa: una, l'Ikea, dalla Svezia; l'altra, invece, dalla Danimarca. Il suo nome? Ilva, impresa fondata nel 1974 da Jorge Linden. Proprio Ilva sta per inaugurare in Inghilterra (per la precisione a Thurrock, nell'Essex), il suo primo store fuori della Scandinavia: un vero e proprio outlet del mobile «per famiglia» cui (se gli affari andranno per il verso giusto) ne dovrebbero seguire presto altri tre.
Almeno queste sono le intenzioni di uno dei general manager dell'Ilva, Martin Toogood, che non nasconde le intenzioni di voler allargare sempre più gli orizzonti europei del suo «marchio». Ilva, a differenza del suo avversario Ikea, punta solo sui complementi d'arredo, avendo eliminato sin dall'inizio dal proprio catalogo ( www.ilva.dk ), cucine e bagni. Ecco dunque una lunga lista di divani (ce ne sono oltre 60 modelli), sedie, armadi, scaffali, lampade, poltrone, tappeti caratterizzati dal «non colore» (soprattutto beige, ma anche bianco avorio); da decorazioni semplici, ma dal sapore chiaramente scandinavo; da un minimalismo severo (sono parole di Toogood) che non vuole però essere mai «noioso». E, in primo luogo, da evidenti citazioni dei maestri del design, da Mies van der Rohe a Le Corbusier, da Arne Jacobsen a Hans J. Wegner.
Mentre in termini di prezzo, Toogood preferisce parlare di «abbordabile» piuttosto che di «economico»: si va dalle 75 sterline per una sedia «Gustavian style» alle 190 per una poltrona che si vuole ispirare alla lezione del Bauhaus. E in questo le differenze rispetto all'Ikea sembrano davvero minime. Il primo store nel regno che era stato di Habitat sarà la vera prova del fuoco per Ilva (che in precedenza aveva aperto un solo negozio fuori Danimarca, a Malmö, in Svezia). Se andrà bene, altri ne verranno.
Estratto da CorrierEconomia del 30/01/06 a cura di Pambianconews