Mauro Grifoni ha una fabbrica a Caldogno, in provincia di Vicenza, dove produce camicie e abiti su misura. «Ho trovato subito due soci paritari che ancora oggi lavorano con me: Ilaria Sesso e Andrea Breda» spiega Grifoni. «I primi passi li abbiamo fatti andando alla ricerca di tessuti pregiati; io stesso confezionavo le camicie e andavo poi a venderle di persona nei negozi dell'Emilia Romagna e della Lombardia. Il momento in cui ho capito che stavo facendo qualcosa di buono fu quando andai a Napoli e uno dei due migliori produttori di camicie napoletane acquistò 300 pezzi da me».
Il primo salto di qualità (e di dimensioni) arriva grazie a un punto: Grifoni decise di portare sul colletto della camicia il punto cucito a mano, una finitura che normalmente si realizza sulle giacche sartoriali. «Grazie a questa intuizione abbiamo iniziato a vendere molto di più e siamo passati da 800 milioni a 3 miliardi di vecchie lire di fatturato».
Grifoni inizia ad aggredire anche i mercati asiatici. «Un giorno, due buyer giapponesi sono entrati in azienda e hanno visto le camicie con il punto a mano: dopo un mese ci hanno portato un loro cliente. Fece un misero ordine di 100 pezzi. Oggi è il nostro partner principale con cui abbiamo aperto un negozio a Tokyo e uno a Osaka»: gli unici monomarca Grifoni oltre a quelli di Verona, Brescia e Padova.
Il secondo salto di qualità ci fu quando Grifoni e i suoi soci decisero di produrre anche abbigliamento Denim (jeans) di alta gamma con tessuti ricercati. Un vezzo che ha aiutato i tre soci a crescere e a trovarsi, oggi, con un gruppo che fattura 36 milioni, realizza il 15% di margini, offre lavoro a 50 persone con un indotto di circa 700 e distribuisce anche in Germania, Belgio, Olanda e Russia.
Estratto da Economy del 20/01/06 a cura di Pambianconews