Oggi per vendere la moda ci vogliono gli uomini d'azienda, quelli che non vanno in passerella ma, da dietro le quinte, spingono il prodotto. Primo tra tutti il nuovo «merchandiser», approdato oggi anche nelle griffe, diventando indispensabile quanto in un grande magazzino. Il merchandiser, in Italia, è una figura recente, non più un semplice commerciale, ma un personaggio con professionalità articolata, ancora difficile da trovare sul mercato. La moda ha dovuto inventarsi nuove professionalità da quando ha capito che il cliente è diventato infedele e incostante e che spesso guarda più al prezzo che all'etichetta.
Oggi infatti, per evitare che l'azienda vada in perdita, un buon product manager deve saper individuare il consumatore di riferimento e il giusto costo, creando una «collezione virtuale» per valutare l'opportunità di andare in produzione. E la presenza del nuovo uomo prodotto è ormai prerogativa di tutte le aziende. Sia il gruppo spagnolo Zara, sia Nautica, marchio americano sportwear entrato in Italia due anni fa, ne hanno introdotti tre ciascuno. «Abbiamo un product manager in ogni segmento, conferma Patrizia Morini, amministratore delegato di Nautica Italia, per suggerire al team stilistico le richieste della clientela italiana, che è molto esigente».
E chi tra le griffe cerca spazi nei nuovi mercati esteri, è a caccia di nuove figure manageriali specializzate. Soprattutto di «export manager» disposti a viaggiare per aprire nuovi mercati in Russia piuttosto che in Cina o in India. «In ogni caso, commenta Clarice Pecori Giraldi che guida la comunicazione del gruppo Salvatore Ferragamo, è indispensabile essere più veloci e reattivi. Da noi il merchandiser esisteva da quattro anni, ma stava in una struttura separata. Ora invece fa parte della divisione prodotto perché deve capire i mercati, semplificandone la complessità e trasformando il tutto in una griglia di collezione».
Estratto da Corriere della Sera del 27/01/06 a cura di Pambianconews